De Clizibus

Il caso delle lauree della ministra Calderone: ennesimo scandalo nel governo Meloni 

Clizia De Rossi

Si allunga la lista degli scandali per il governo Meloni, questa volta per un caso che coinvolge direttamente la ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone. Le rivelazioni sconcertanti che riguardano i titoli accademici della politica stanno alimentando un acceso dibattito politico e mediatico in tutto il Paese. Se confermate, queste irregolarità potrebbero infatti avere gravi conseguenze per la sua carriera e minare ulteriormente la già precaria credibilità dell’attuale maggioranza.

Per anni la ministra Calderone è stata presentata dai media e dalla sua stessa pagina Wikipedia come titolare di due lauree: una triennale ottenuta presso l’Università di Cagliari già smentita categoricamente dallo stesso ateneo, e l’altra in “Gestione Aziendale” conseguita nel 2016 alla Link Campus University di Roma (l’ex “Libera Università di Malta”!) su cui invece sono emersi retroscena a dir poco inquietanti. Secondo un’inchiesta del Fatto Quotidiano infatti, guarda caso in quegli anni sedeva nel consiglio di amministrazione dell’istituto privato, noto per i suoi legami con la politica, per le “lauree facili” e per le svariate inchieste giudiziarie, proprio il marito della ministra, Rosario De Luca. Un duplice sconcertante conflitto di interessi  se si aggiunge che Calderone, in qualità di presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, aveva oltretutto intrapreso accordi preventivi con l’università, indirizzandovi sostanziose risorse pubbliche, fra cui ben 15 milioni di euro per non ben precisate “ristrutturazioni”.

Ma c’è di più. Secondo i documenti giunti nelle mani del Fatto, neanche gli esami sostenuti dalla responsabile del Welfare risultano chiari. Dallo statino del percorso di studi emerge infatti che Calderone avrebbe sostenuto esami in modo anomalo: alcuni nello stesso giorno, altri durante il fine settimana quando l’università risultava chiusa, un paio addirittura convalidati senza tracciabilità!

Per chiudere in bellezza, a tutto questo va aggiunto l’aspetto altrettanto grave e controverso dei pagamenti. La retta per il corso di laurea magistrale alla Link Campus University pare si aggirasse intorno ai 10.000 euro, ma è stato acclarato che inspiegabilmente la ministra abbia beneficiato di uno sconto di oltre il 50% e che, nonostante ciò, abbia pagato solamente 500 euro per l’iscrizione e 850 per una delle rate, mentre le altre sei risultano a tutt’oggi non saldate e scadute.

Le reazioni dell’opposizione chiaramente non si sono fatte attendere. I capigruppo di Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra, Arturo Scotto, Valentina Barzotti e Franco Mari, hanno richiesto la convocazione urgente di Calderone e del rettore della Link Campus University davanti alla commissione parlamentare con l’obiettivo di ottenere immediati chiarimenti su questa losca vicenda che si va ad aggiungere agli innumerevoli casi giudiziari che imperversano tra le fila del governo Meloni.

“Le rivelazioni pubblicate dal Il Fatto Quotidiano sulla laurea della Ministra Calderone ci interrogano e ci preoccupano. – Ha dichiarato Arturo Scotto del Pd – Troppe incongruenze, ombre e conflitti di interesse emergono sul percorso che ha portato al conseguimento del titolo di studio presso l’Universita degli studi Link da parte di chi oggi guida il dicastero del Lavoro. Il tema non è il gossip, ma un modo di intendere la funzione istituzionale. È bene che la Ministra chiarisca subito spiegando all’opinione pubblica la verità dei fatti. Non c’è bisogno della laurea per fare il Ministro, ma per presiedere l’ordine dei consulenti del lavoro, ad esempio, sì. E la trasparenza del curriculum vitae in ogni caso resta un obbligo quando hai un ruolo pubblico. Chiederemo conto in Parlamento”.

Se le accuse dovessero essere confermate, il caso non sarebbe solo una questione di titoli di studio falsificati. Si tratterebbe di un gravissimo esempio di come il potere e i privilegi di casta possano influenzare l’accesso a cariche di prestigio, a discapito della meritocrazia e della giustizia sociale. In un Paese dove milioni di giovani faticano per ottenere una laurea, la vicenda di Calderone rappresenterebbe l’ennesimo colpo alla fiducia nelle istituzioni, fra conflitti di interesse, favoritismi e corruzione sarebbe solo l’ultima delle tante offese a chi fatica duramente e onestamente per costruire il proprio futuro.

In tal caso ovviamente le dimissioni della politica non sarebbero solo auspicabili, bensì necessarie per tutelare la credibilità di una Paese civile, ma alla luce delle vergognose vicende di Delmastro e Santanchè saldi alle rispettive poltrone seppur plurindagati, così come quelle di Montaruli e Sangiuliano recentemente riposizionati in ruoli di prestigio dopo le dimissioni, non possiamo più stupirci di niente.