Cronaca

I medici non si accorgono del tumore e lui muore, ai familiari un maxi-risarcimento da circa 700 mila euro

Giuliano Salcito forse si poteva salvare. Se i medici avessero guardato meglio gli esami, se avessero capito subito che c’era qualcosa che non andava, la sua storia, forse, avrebbe potuto avere un finale diverso. Ora agli eredi andrà un maxi-risarcimento. Era il novembre del 2011 quando Salcito, 64 anni, entra alla clinica Mater Dei di Roma per un intervento tutto sommato semplice, dovevano operarlo per emorroidi e un’ernia inguinale. Come spesso accade, prima dell’operazione gli vengono fatti alcuni esami, tra cui una tac e una risonanza. Ed è lì che emerge qualcosa di strano, un ispessimento dell’intestino e una massa linfonodale. Ma, inspiegabilmente, nessuno fa nulla. Nessuno approfondisce. Tutto viene ignorato.

Gli anni passano e quella massa silenziosa cresce, indisturbata. Fino a quando, nel dicembre del 2015, arriva la diagnosi che spezza tutto: tumore retroperitoneale. È troppo tardi per operare. Giuliano morirà pochi mesi dopo, nel maggio del 2016. La famiglia, distrutta dal dolore, decide di non fermarsi. Vuole sapere la verità, capire se si poteva fare qualcosa. Così si affida a un medico legale che analizza ogni documento, ogni cartella clinica. Il verdetto è chiaro, la lesione era già visibile nel 2011, ma nessuno l’ha segnalata, nessuno ha fatto nulla. Quella diagnosi mancata, secondo la perizia, è costata la vita a Salcito.

Il tribunale ha riconosciuto che si è trattato di una grave negligenza da parte dei medici, e ha condannato la clinica a risarcire la famiglia con 670 mila euro. “È stata una battaglia lunga e difficile (spiega l’avvocato Bruno Sgromo) ma finalmente è stata fatta giustizia. Il risarcimento non riporta indietro Giuliano, ma almeno riconosce l’errore”. Adesso resta la rabbia, il dolore, il rimpianto. Perché a volte basta un controllo in più, essere un po’ più attenti, per cambiare il destino di una persona.