Mentre la premier Meloni continua a rivendicare in ogni occasione il merito dell’aumento occupazionale in Italia elogiando il suo governo, i dati la smentiscono su tutta la linea, come dimostra anche il report di Eurostat relativo all’ultimo trimestre del 2024 uscito proprio ieri. Siamo ufficialmente il Paese europeo col più basso tasso di occupazione in assoluto, con un divario sempre più crescente rispetto agli altri Paesi dell’Unione, in particolare per quanto concerne donne e giovani. Fermi a uno stagnante 62,2%, ci dividono ben 8,7 punti dalla media europea ormai sopra il 70%, divario che si amplia ancora di più sull’occupazione femminile ferma a un deprimente 53,1% contro una media Ue che si attesta sul 66,3% segnando un ulteriore drammatico calo rispetto all’anno precedente. Un gap ancora più sconcertante se si pensa che le donne in Italia sono numericamente in maggioranza e di gran lunga più titolate, con ben 10 punti percentuale di distacco rispetto agli uomini stando agli ultimi rapporti di Almalaurea. Non solo più laureate e diplomate, ma ottengono anche una votazione più alta, fanno più esperienze Erasmus all’estero, più tirocini, eppure il divario occupazionale e retributivo paradossalmente è già inverso dopo neanche 5 anni successivi all’inserimento nel mondo del lavoro (e aumenta in presenza di figli). Nonostante le innumerevoli promesse sbandierate in campagna elettorale, il governo Meloni non ha attuato nessun intervento per supplire a questa conclamata discriminazione di genere insita nella nostra società patriarcale in cui di fatto la donna è storicamente svantaggiata per il possibile impegno con la maternità, ma anzi, oltre ad aver
bocciato la proposta del PD di introdurre il congedo paritario per almeno 3/5mesi retribuito al 100%, ha addirittura dimezzato i fondi del Pnrr per scuole materne e asili nido, incrementando la drammatica carenza di infrastrutture che impedisce a tante mamme di accedere e rimanere nel mercato del lavoro a parità di condizioni rispetto ai padri.
La discrepanza è meno significativa per quanto riguarda l’occupazione maschile, ma resta pur sempre indietro di 4 punti percentuale rispetto alla media europea del 75,4%. Secondo le statistiche gli uomini sono più propensi a rimanere nel mercato del lavoro, ma anche loro soffrono per la crescente precarizzazione dei contratti, per la scarsa disponibilità di posti di lavoro qualificati e per le retribuzioni da fame. Noi lavoratori italiani infatti, secondo una recente classifica Ocse basata sui dati Eurostat, riceviamo il salario più basso dell’Europa occidentale rimasto pressoché invariato dal 1991, lavoriamo più ore di tedeschi e olandesi ma guadagniamo rispettivamente il 45% in meno dei primi e il 62% in meno dei secondi! Mentre l’attuale maggioranza ha deciso di affossare anche la proposta di legge avanzata da M5S e PD sul salario minimo di 9€ all’ora, sembra essere proprio la mal retribuzione la causa principale della scarsa occupazione giovanile scesa addirittura al 19,2% fra i 15 e i 24 anni, a fronte di una media europea del 34,8. Sempre più giovani purtroppo scelgono la strada del lavoro in nero, dell’inattività e del trasferimento all’estero. Il rapporto di “Fondazione migrantes” stilato nel 2024, attesta infatti che i giovani italiani emigrati per motivi economici dopo lo stop pandemico sono cresciuti a dismisura arrivando a sfiorare la preoccupante soglia del 12%.