Mentre proseguono gli “scambi” di missili e bombre tra Iran e Israele, l’uomo più potente del mondo al G7 ha tolto definitivamente la maschera, almeno su questa vicenda. Per tutte le altre vedremo. E alla fine sull’Iran Trump è sceso ufficialmente al fianco di Israele, l’obiettivo stavolta è comune e quindi ne vale la pena per il presidente Usa. È una sorta di ultimatum: Trump sta dicendo agli iraniani che se non accettano il suo accordo e rinunciano totalmente all’arricchimento dell’uranio (che per loro significa la resa) «qualcosa succederà». È questo il contesto della sua partenza improvvisa dopo il messaggio «evacuate Teheran». Come dire: l’arricchimento dell’uranio avrà fine, in un modo o nell’altro, ovvero con un accordo diplomatico o perché Fordow esploderà. Ma se questa tattica di persuasione fallisce, Trump dovrà decidere se questa è la guerra di Israele oppure degli Stati Uniti.Trump è dunque volato a Washington, dove ha riunito il consiglio di sicurezza nazionale nella Situation room della Casa Bianca, lasciando un giorno prima del previsto il G7 in Canada. Poco prima aveva dichiarato: «L’Iran sarebbe folle a non firmare. In pratica l’Iran è al tavolo dei negoziati, vogliono fare un accordo e appena andrò via da qui, faremo qualcosa, ma devo prima andare via, e ho questo impegno qui con un sacco di Paesi, incluso il Regno Unito».
Il presidente francese Macron ha detto ai giornalisti al G7 che la partenza di Trump è uno sviluppo positivo perché «è stata fatta un’offerta per ottenere un cessate il fuoco e poi iniziare le discussioni più ampie». Ma bisognerà vedere come viene accolta dalle parti.
Il capo del Pentagono Pete Hegseth ha detto che Trump vuole ancora un accordo con l’Iran: «Il presidente Trump l’ha detto chiaramente che è sul tavolo. La domanda è se l’Iran lo accetterà… Quello che state guardando in tempo reale è la pace attraverso la forza».
L’Iran vuole trattare. In ordine: lo choc, l’orgoglio, e poi la realtà. Che per Ali Khamenei, stremato da cinque giorni di bombardamenti a pioggia, significa anche pensare a una strategia d’uscita per salvaguardare il potere. Coscienti di non reggere a lungo il confronto bellico con l’esercito israeliano, gli ayatollah hanno lanciato un appello sotterraneo, ma, dicono, disperato, a Qatar, Arabia Saudita e Oman: fate pressione su Donald Trump perché usi la sua influenza su Israele e convinca il governo di Netanyahu a un cessate il fuoco immediato. In cambio, l’Iran sarebbe pronto a mostrare flessibilità nei negoziati sul nucleare. Sono ore convulse e frenetiche. Si vedrà.
(Fonte Corriere della Sera)