Faceva avances molto spinte in chat alle sue studentesse, professore di Filosofia sospeso dal ministero dell’istruzione
Chattava con alcune sue studentesse, maggiorenni, ma lasciandosi andare ad apprezzamenti fuori luogo e inviti anche a sfondo sessuale, professore di Filosofia di un liceo dell’area metropolitana di Napoli sospeso dal ministero, senza stipendio, per 6 mesi. Rischia il licenziamento se dovesse proseguire a infastidire le alunne. Il giudice Maria Viola, del Tribunale di Nola, ha rigettato il ricorso del professore contro il provvedimento ministeriale, condannandolo anche a pagare circa 2 mila euro di spese legali. “Tu ora pensaci e mi darai una risposta, hai 18 anni, non devi dar conto a nessuno, e soprattutto deciderai ogni cosa tu, tranne a letto, lì non te lo concedere”, questo il testo di uno dei numerosi messaggi inviati dal docente alla sua studentessa del quinto anno, che dal canto suo replicava scrivendo sempre su whatsapp in risposta a questo invito a luci rosse che non se ne parlava nemmeno. In aula la ragazza ha infatti ha più volte sottolineato di aver scritto espressamente al docente l’inadeguatezza del suo comportamento e dell’insistenza dei suoi messaggi, evidenziandogli in maniera palese l’impossibilità assoluta che tra loro potesse esserci di più di un rapporto docente-alunno, e mostrando le chat a riprova delle sue affermazioni. La circostanza che le alunne fossero maggiorenni non attenua la gravità del comportamento; gli insistenti e reiterati messaggi di complimenti, avances inviati alle studentesse integrano un comportamento che si pone irrimediabilmente in contrasto con i principi di correttezza e responsabilità, totalmente inadeguato e contrario al suo ruolo di docente ed educatore, venendo meno ai doveri educativi e formativi inerenti alla funzione docente. È indubbia, pertanto, la particolare gravità della condotta del professore, in relazione alla funzione svolta di docente e alla finalità perseguita, cioè quella di intrattenere un rapporto con le studentesse al di fuori del contesto scolastico. “Né può portare ad una diversa conclusione la circostanza, dedotta dal ricorrente, che tutto sia accaduto al di fuori del contesto scolastico”, scrive il giudice in sentenza. Si evidenza, infatti, come la giurisprudenza abbia già da tempo escluso che rilevino ai fini disciplinari solo ed esclusivamente i comportamenti adottati dai lavoratori durante il servizio o sul luogo di lavoro, potendo rilevare altresì condotte cosidette extra lavorative, assolutamente inadeguate e inappropriate. “La sanzione sospensiva irrogata appare, inoltre, proporzionata rispetto alle condotte addebite”, queste le conclusioni a cui è arrivato il giudice al termine del processo di primo grado.