Cronaca

Estate record e follie per i funghi, nei boschi scoppiano risse con feriti per gli esemplari migliori

La folle estate dei funghi in Valtellina, feriti per risse e botte al fine di accaparrarsi il porcino migliore. . «Avevo appena raccolto un porcino, ne ho visto un altro vicino, mi stavo chinando quando è arrivata una persona da dietro e l’ha preso. Arrabbiato, gli ho domandato cosa stesse facendo e lui mi ha dato prima una testata e poi una bastonata alla testa». È il racconto surreale di un turista di 64 anni che ha chiesto aiuto ai gestori dell’impianto del Palabione, all’Aprica. Sono stati loro a far scattare i soccorsi. Il volto trasformato in una maschera di sangue, il ricovero in ospedale in codice giallo, la ricerca dell’aggressore da parte dei carabinieri.

La lite tra cercatori di funghi avvenuta nei giorni scorsi è solo l’ultimo episodio della affannosa caccia ai prelibati frutti del sottobosco scattata in queste settimane in Valtellina. Una stagione che si preannuncia da record. «Ce ne sono moltissimi, persino i bambini riescono a raccoglierli ai lati della strada», racconta Domenico Cioccarelli, presidente di Sita, società industrie turistiche dell’Aprica. Ma i più preferiscono addentrarsi nei boschi scoscesi, nei luoghi tenuti gelosamente nascosti, spesso da soli. E le tragedie, come ogni anno, sono tante, troppe. Cinque morti in pochi giorni. «Funghi killer? Purtroppo spesso sì, ma non perché velenosi, ricordo che Ats mette a disposizione un servizio per il controllo e un numero di pronta reperibilità, bensì per i rischi che a volte si corrono nella ricerca», spiega Duilio Tagliaferri, micologo del Dipartimento Igiene e Prevenzione sanitaria di Ats Montagna.

Il caldo afoso e le precipitazioni abbondanti promettono un ricco bottino ai cercatori di funghi, dopo l’annata particolarmente scarsa del 2024. «Anche se c’è stato un breve stop a causa dell’abbassamento delle temperature a fine luglio, quest’anno la stagione è molto buona», conferma Tagliaferri. Porcino, mazza di tamburo, laricino, russula, lattario, boletaceae. Sono i più ricercati in Valtellina. Difficile invece trovare gli ovuli. «Anche perché, fino a quando non vengono capitozzati, come si dice in gergo, sono quelli che più facilmente si confondono con i velenosi. I più pericolosi sono l’amanita falloide o il cortinarius rubellus. Ma i casi di intossicazione con danni al fegato e ai reni sono rari e spesso legati alla cattiva conservazione di funghi commestibili o all’accesso di consumo. Insomma, la classica indigestione», sottolinea l’esperto.

Dalle quote più basse, nel fondovalle, fino a 2.300 metri, i boschi di conifere e di larici, le zone dove l’esplosione di funghi è assicurata. «Ne sono cresciuti davvero molti — prosegue Tagliaferri —, ma tanti sono anche i cercatori che arrivano da tutta la Lombardia per battere i boschi della Valgerola, Valmasino, Valgrosina. Non è necessario correre rischi, ma è chiaro che nelle aree poco battute e non troppo comode c’è meno concorrenza. Con tutti i pericoli del caso. I fungaioli poi sono gelosi dei propri luoghi, dove magari in passato hanno fatto incetta di boleti. Vanno da soli, non svelano il posto, si muovono all’alba, a volte persino di notte con le torce per arrivare prima. Una follia. È assodato che si muore più per la ricerca che per il consumo. I consigli? Sempre gli stessi, spesso inascoltati: scarponi, pantaloni lunghi, bastone, cesto in vimini per far cadere le spore, mai in solitaria. E nel dubbio è importante far controllare ai micologi di Ats Montagna, lo sportello è aperto lunedì e giovedì, quanto raccolto». I luoghi migliori restano un segreto degli appassionati, ma famosissimi per i porcini sono i boschi intorno a Oga, sopra Bormio, mentre verso Morbegno è possibile trovarli sui versanti di Albaredo e Bema, o lungo la Costiera dei Cech.

(Fonte Corriere della Sera)