Dopo “l’aiuto degli Usa” in Iran il governo dei falchi di guerra israeliani cerca nuove sponde in Libano e in Siria
La quiete dopo la tempesta? Non direi, il fuoco arde sempre sotto la cenere del Medio Oriente. A mio giudizio è stato dimostrato come in un confronto uno a uno, senza l’uso di armi nucleari, l’Iran avrebbe prevalso su Israele e, magari, provocato a casa loro il “cambio di regime”. Dopo l’intervento statunitense, del quale si è ampiamente discusso, e lo sforzo sottaciuto della diplomazia russa (e cinese) il governo dei falchi di guerra israeliani cerca nuove sponde in Libano e in Siria. Il Libano era stato già destabilizzato nei primi anni ’80 del secolo scorso: dopo il ritiro degli israeliani dall’Iran (ma non della comunità ebraica, ricordiamolo) le forze di occupazione con la stella di David entrarono nel paese per colpire l’OLP che si era rifugiato in una zona prossima al confine e operava lanciando razzi verso le città a ridosso. In quella occasione al comando dell’esercito israeliano c’era una vecchia conoscenza ovvero Ariel Sharon, un militare determinato a eliminare i vertici della guerriglia palestinese, Arafat in testa, che si trovavano nel quartier generale allestito a Beirut. La macchina da guerra israeliana si spinse un po’ troppo in avanti in questa operazione di “bonifica” fino alla capitale e questo fece indispettire non poco i libanesi. Inoltre, pur non essendo direttamente responsabile, Sharon chiuse un occhio sugli alleati delle milizie cristiano maronite che entrando nei campi profughi palestinesi di Sabra e Chatila commisero un immane massacro di civili. E’ in questo contesto che nacquero gruppi come Hezbollah formati da forze di resistenza che si opponevano all’ingerenza straniera nel loro paese. La Siria invece, come sappiamo, è stata destabilizzata da poco e anche lì si è svolta una guerra per procura tra le grandi potenze in maniera simile a quello che accade in Ucraina. Il governo legittimo di Bashar Al-Assad, sostenuto dalla Russia, ha dovuto cedere il passo ai fondamentalisti islamici con i quali oggi sia Israele che l’intero occidente cercano di normalizzare i rapporti. Ma questa è la solita vecchia storia: i gruppi armati di sionisti che agivano in Palestina negli anni ’40 del secolo scorso avevano la giusta nomea di terroristi ma evidentemente poi non lo sei più se conquisti il potere. E attenzione: nel 1948 era l’URSS che sosteneva maggiormente la nascita dello stato ebraico, praticamente tutti i leader israeliani fino a quasi cinquanta anni fa erano di origine russa e socialisti. L’avvicinamento agli USA è avvenuto più o meno in coincidenza con la rivoluzione islamica in Iran. E’ noto che sia Israele che la Turchia, membro della NATO, hanno sostenuto gruppi armati di fanatici e mercenari allo scopo di creare caos in Siria e questo è accaduto anche nella striscia di Gaza, per ammissione degli stessi militari dell’IDF, come riportato da organi di stampa israeliana che, a quanto pare, sono più liberi rispetto ai nostri i quali versano in una crisi tragica e forse irreversibile, convertiti come sono alla propaganda di guerra strombazzata ai quattro venti senza ritegno. Non me ne vogliate e soprattutto non ci deprimiamo, quel barlume di libertà di stampa sopravvive nelle piccole testate locali che, nel massimo rigore possibile quando si espone la cronaca, offrono ancora la possibilità di esprimere idee e riflessioni più che opinioni che lasciano il tempo che trovano.