Primo risarcimento per un ex internato a Mauthausen, la storia del mastro vetraio di Empoli, ucciso dai nazisti per aver scioperato. Gaetano Comunale fu deportato e ucciso dai nazisti a Mauthausen, solo per aver scioperato insieme agli altri operai delle vetrerie Taddei di Empoli: adesso il Tribunale di Firenze ha stabilito un risarcimento per gli eredi di circa 720 mila euro. È la prima volta.Era stato deportato e ucciso in uno dei più nefasti luoghi dell’orrore nazista, Mauthausen, solo per aver scioperato, e su ordine diretto di Hitler: ora – a due anni dalla posa della pietra d’inciampo sotto la sua abitazione dell’epoca a Empoli – il Tribunale di Firenze ha stabilito un risarcimento per gli eredi di circa 720 mila euro.
È la prima sentenza che risarcisce un internato toscano, le altre pronunce delle settimane e mesi scorsi riguardavano stragi che i nazisti avevano compiuto in Italia. Ora dopo il verdetto, se l’avvocatura di Stato non farà appello, per il legale dei familiari della vittima della barbarie nazista, si aprirà l’iter amministrativo per poter chiedere di accedere al fondo governativo istituito nel 2022 da Mario Draghi, che prevede proprio il ristoro dei danni subiti dalle vittime del Terzo Reich ad opera del Mef.La storia di Gaetano Comunale
Gaetano Comunale era nato nel 1901 a Santa Maria Capua a Vetere ma nel 1944 viveva già da tempo ad Empoli ed era un maestro vetraio, tra i migliori, delle vetrerie Taddei. Il giudice Massimo Maione Mannamo ha ricostruito, nella sentenza pubblicata nei giorni scorsi, la sua vicenda e non solo.
L’8 marzo del 1944 furono arrestate dai nazisti a Empoli e negli altri comuni limitrofi ben 117 persone, tutte civili, tra cui 26 operai della vetreria Taddei. Tutti furono portati via dalle loro famiglie e trasferiti nel campo di concentramento di Mauthausen dove arrivarono l’11 marzo del 1944.
In pochi riuscirono a tornare a casa. Molti morirono nei sottocampi di Gusen, Ebensee e nel castello di Hartheim e altrove.
Gaetano Comunale morì a Mauthausen alla fine di aprile del 1944, ucciso senza pietà dalle Schutz-Staffel, passate alla storia poi il ben noto acronimo SS.
Il rastrellamento
A cavallo tra la fine del febbraio e i primi giorni di marzo del 1944, i sentimenti di rivolta alla guerra della popolazione italiana si intensificarono e portarono a grandi scioperi in tante importanti città, tra cui Milano, Torino, Genova, Savona e Firenze. In particolare, il 4 marzo 1944, nella provincia di Firenze, sia a Prato, che nell’empolese, si era registrata una manifestazione di protesta con una massiccia partecipazione, soprattutto degli operai delle vetrerie di Empoli, che avevano aderito allo sciopero nazionale avanzando richieste di aumenti salariali e invocando la fine della guerra, e tra loro vi era il maestro vetraio.
La grande mobilitazione non passò inosservata, tanto che il regime nazista, per decisione diretta del Führer, organizzò un’operazione di rastrellamento in rappresaglia. L’ordine prevedeva che il 20% degli scioperanti venisse immediatamente deportato in Germania e messo a disposizione del per essere avviato al lavoro. Il 7 marzo 1944 l’incarico di eseguire l’operazione veniva affidato addirittura a un generale, e la cattura degli operai che avevano partecipato alle manifestazioni avrebbe dovuto estendersi alle aziende in sciopero, anche nelle località di provincia. L’8 marzo 1944 dalla vetreria dove lavorava vennero prelevati 26 operai tra cui egli stesso.
Da lì furono portati a Firenze, prima presso Villa Triste, sede della sezione di polizia politica tedesca, poi in Piazza Santa Maria Novella, presso le Scuole Leopoldine, nei cui locali era stato istituito il centro di raccolta della Wehrmacht “Sammellager Platzkommandantur Florenz – Standortoffizier”. Vennero quindi tutti trasferiti alla vicina Stazione ferroviaria di Firenze ed assieme ad un centinaio di altri sventurati caricati in un vagone bestiame.
La deportazione
Il primo pomeriggio dell’8 marzo aveva inizio la deportazione. Dal binario 6 della Stazione di Santa Maria Novella partiva il trasporto denominato “Firenze – n. 32”, con destinazione Mauthausen.
Dopo la fine della guerra, la famiglia Comunale dovette attendere fino al 18 marzo 1946 per avere notizie sulla sorte del proprio congiunto. Con una nota a firma di un compagno di prigionia e indirizzata al “Comitato di Liberazione Nazionale”, veniva comunicato alla moglie e ai figli che era morto nel campo di concentramento di Mauthausen nel mese di marzo del 1945.
Solo in data 12 dicembre 1949 giungeva “finalmente” alla famiglia comunicazione ufficiale da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri che la morte di Gaetano risultava avvenuta a Mauthausen, nel distretto austriaco di Linz III, il 30 aprile 1945, rettificata poi negli anni al 23 aprile 1945.
Ora la sentenza che ne ricorda la morte, la tragedia, ma anche il sacrificio e il coraggio per essersi in qualche modo ribellato, insieme agli altri operai e civili, al nazi-fasciscmo e alla violenta e disumana oppressione di quegli anni terribili.
(Fonte Corriere Fiorentino)