Cronaca

Costretto a 2 anni a cercare cibo tra i rifiuti, condannati i genitori

Storie dei degrado estremo nelle nostre città, in questo caso addirittura la Capitale. A Roma, a 2 anni costretto a cercare il cibo tra i rifiuti e poi abbandonato: genitori condannati a 2 anni e 3 mesi per maltrattamenti.Il bambino soffre di un ritardo cognitivo, scoperto molto tempo dopo la nascita dai genitori rom, che a quel punto lo hanno abbandonato davanti al I Municipio capitolino.Dall’età di due anni e due mesi Luca (nome di fantasia) è stato costretto dai genitori a cercarsi il cibo tra i rifiuti. Con il rischio, in caso d’insuccesso, di restare a digiuno. È l’accusa con cui due rom sono stati condannati a 2 anni e 3 mesi. Il reato contestato al padre, 47 anni, e alla madre, 33 anni, è maltrattamenti.

Affidato ai servizi sociali
Il piccolo soffre di un ritardo cognitivo. Scoperto molto tempo dopo la nascita dai genitori, che a quel punto lo hanno abbandonato davanti ai servizi sociali del I Municipio. Ai quali è affidato dal 2018. L’incubo per il bimbo, che oggi ha dieci anni, ha inizio nel 2017. I due rom hanno problemi a nutrirlo. La strada che escogitano per dargli da mangiare, è obbligarlo a rovistare tra la spazzatura nella speranza che trovi un pezzo di pane.

Lo portano con loro quando vanno in giro per la città. Dalle ricostruzioni della Procura, quando incrociano un bidone della spazzatura si fermano e mandano il figlio a frugare tra l’immondizia per guadagnarsi il suo pasto. Una condizione degradante. Luca esegue gli ordini. Peraltro le condizioni igienico sanitarie del piccolo sono critiche: magro, sporco, emarginato. Mai indossa abiti puliti. Vivere tra la spazzatura, lavandosi poco, espone il bambino, sottolinea il pm, a malattie infettive e non.

«Non ci sono prove»: il precedente nel campo rom di via Candoni
Il culmine i genitori lo raggiungono quando scoprono che Luca ha un ritardo cognitivo. A quel punto prima se ne disinteressano, poi scelgono di sbarazzarsene. Il 25 gennaio del 2018 lo abbandonano davanti al I Municipio. «Le accuse sono dure. Ma in realtà non esiste alcuna prova che documenti il piccolo mentre cerca del cibo tra i rifiuti», dice l’avvocato Raffaella Monaldi, difensore dei due imputati. La vicenda ricorda la tragedia avvenuta lo scorso novembre nel campo nomadi di via Luigi Candoni, dove i genitori non avrebbero nutrito la figlia causandone la morte. (Fonte Corriere della Sera)