Cronaca

Coppie separate, a chi va l’affidamento del cane? Manca una legge e i giudici si rifanno a una convenzione europea

Livorno, coppia si separa: a chi l’«affidamento» del cane? Manca la legge, decide la Convenzione europea per la protezione degli animali. La storia del piccolo Yuri, conteso da un uomo e una donna dopo la separazione: il Tribunale di Livorno ha condannato lui a pagare 7 mila euro e ha dato a lei l’affidamento esclusivo dell’animale.Una coppia convivente da tempo ma non sposata si separa, il cane con chi deve andare dei due? Storica sentenza del Tribunale di Livorno che non avendo a disposizione riferimenti legislativi italiani, in merito all’affidamento degli animali da affezione, si è appoggiato in sentenza alla «Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia», ratificata dell’Italia nel 2010, dando ragione alla donna, e condannando l’uomo a circa 7 mila euro di spese.

Dopo alcuni anni di convivenza, a Livorno, i due si lasciano, ma un paio di settimane prima avevano comprato un cane di nome Yuri, e subito dopo la separazione avevano trovato un accordo temporaneo, stando al resoconto processuale, stabilendo di tenerlo un po’ per uno.

Questo funziona solo nei primi mesi dopo che la coppia ha interrotto il rapporto sentimentale e la convivenza. Ma lei successivamente si trasferisce prima a Castelfiorentino dai genitori e poi a Pisa per lavoro, e decide di portare il cane con sé.

Nel 2023 ne viene fuori un contenzioso giudiziario dove lui denuncia lei per chiedere ai giudici l’affidamento condiviso del cane. Il cane però risulta a nome di lei all’anagrafe canina (il microchip può essere intestato a una sola persona) e inoltre durante il processo in aula lei afferma che quella del cane, dopo la separazione, era diventata solo una scusa da parte del suo ex per mantenere i rapporti e che ad ogni modo il cane era suo, che lo aveva voluto lei e che gli accordi verbali presi nell’immediatezza della loro separazione erano solo temporanei per evitare questioni ulteriori.

Le sue tesi hanno convinto la magistratura, e nei giorni scorsi il giudice Giulio Scaramuzzino del Tribunale di Livorno le ha dato piena ragione. L’esito dell’istruttoria svolta in aula ha quindi consentito di accertare che corrisponde al miglior interesse del cane quello di «restare con una persona sola», e che non è, invece, in alcun modo rilevante che questo sia collocato presso un’abitazione piuttosto che presso un’altra, o che possa più o meno usufruire di un giardino, «atteso che gli spazi non interessano perché il cane deve interagire con la persona».

Inoltre l’uomo, secondo i giudici livornesi, non ha fornito alcuna prova in relazione al fatto che un collocamento alternato o congiunto del cane, o un suo affidamento esclusivo a lui stesso, possa corrispondere ad un miglior interesse per il cane. «Ciò si unisce a quanto correttamente evidenziato dalla donna, ossia che il suo ex ha totalmente omesso di dire di aver acquistato nel frattempo un altro cane, con il quale non è affatto scontato che Yuri potrebbe imparare serenamente a convivere».

Ma soprattutto è stato provato con documenti che «il cane è pacificamente di proprietà della donna, e che quindi l’uomo non vanta alcuna titolarità in tal senso su Yuri». (Fonte Corriere Fiorentino)