Come proteggere la salute delle donne, i consigli degli esperti nel giorno che le celebra
8 marzo, la salute delle donne: come proteggerla e i consigli degli esperti. Donne medico in prima linea nell’assistenza.Malattie cardiovascolari, osteoporosi, infertilità, impatto dell’assistenza a familiari non autosufficienti sulla salute fisica e psichica. I problemi più frequenti e i consigli su come preservare il benessere fisico e psichico. Aumentano le donne medico ma diminuiscono ai vertici delle Asl. Dalle malattie cardiovascolari – principale causa di morte delle donne -, all’osteoporosi, che predilige l’universo femminile; dai problemi di infertilità, all’impatto, sulla salute fisica e psichica, dell’assistenza a familiari non autosufficienti a causa di una disabilità o dell’età avanzata o di una malattia grave, «lavoro» di cura (gratuito) svolto prevalentemente dalle donne. Ma come migliorare la salute delle donne?
In occasione della giornata internazionale della donna, l’8 marzo, gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) suggeriscono una volta di più alcuni semplici consigli utili a preservare il benessere fisico e psichico. Fumo pericoloso per il cuore delle donne (e non solo)
Le malattie cardiovascolari, generalmente considerate un problema che riguarda soprattutto l’universo maschile, in realtà sono la principale causa di morte delle donne, ricordano gli esperti del Centro di riferimento per la medicina di genere dell’Istituto. I fattori di rischio evitabili sono in primo luogo fumo di sigaretta e sedentarietà.
Secondo diversi studi scientifici il rischio di infarto acuto del miocardio è più elevato nelle donne fumatrici rispetto agli uomini fumatori, in particolare con l’arrivo della menopausa, ed è più alto per le donne che hanno fumato tra i 18 e i 49 anni.
Ancora: il rischio relativo di andare incontro a infarto acuto del miocardio risulta maggiore di oltre 13 volte tra le fumatrici rispetto alle coetanee non fumatrici, sottolinea il Centro di riferimento per la medicina di genere.
Quanto all’attività fisica, aiuta a prevenire – o quantomeno ridurre – alcuni fattori di rischio per le malattie cardiovascolari. In particolare, l’esercizio costante aiuta a ridurre l’ipertensione, a perdere o tenere sotto controllo il peso, a migliorare la gestione della glicemia, a far aumentare le concentrazioni nel sangue di colesterolo Hdl («buono»), riducendo quello Ldl («cattivo»).Dieta equilibrata e attività fisica regolare contro peso in eccesso
Secondo diverse ricerche, chi ha una vita sedentaria, cioè sta seduto o in posizione reclinata per la maggior parte della giornata, è più esposto al rischio di obesità, pressione alta, diabete, malattie cardiovascolari, tumori.
In base al sistema di sorveglianza PASSI 2022-23 dell’Istituto, nella popolazione di età compresa tra 18 e 69 anni, sovrappeso e obesità sono più frequenti negli uomini (52%) rispetto alle donne (34,2%), anche se quest’ultime tendono ad avere più grasso corporeo rispetto agli uomini a parità di indice di massa corporea, con una diversa distribuzione del tessuto adiposo. Le donne tendono a depositare grasso nella parte inferiore del corpo e gli uomini nella parte superiore.
Le principali cause dell’obesità sono abitudini alimentari e stili di vita inadeguati che sin dall’infanzia risentono delle differenze di genere: in particolare le bambine tendono a praticare meno attività fisica rispetto ai coetanei. Gli esperti suggeriscono di seguire una dieta equilibrata, un’alimentazione ricca di frutta, verdura, legumi e cereali integrali, riducendo i consumi di alimenti ad alta densità energetica e basso valore nutrizionale e di svolgere regolarmente attività fisica, secondo un piano adatto alle proprie esigenze individuali.
Osteoporosi, si combatte anche a tavola
L’osteoporosi colpisce più frequentemente le donne, soprattutto dopo la menopausa, per fattori ormonali, strutturali e metabolici. Si stima che nel nostro Paese ne soffrano circa 5 milioni di persone, di cui l’80% sono donne in post-menopausa.
Per proteggere la salute delle ossa, gli esperti consigliano:
– un’alimentazione varia ed equilibrata evitando l’eccessiva magrezza o il sovrappeso e l’obesità
, assumendo adeguate quantità di calcio e vitamina D (latte, yogurt, formaggi magri, verdure a foglia verde, pesci come salmone, sgombro e sardine, frutta secca e, se necessario, integrazione di vitamina D per favorire l’assorbimento del calcio); per la vitamina D è importante anche l’esposizione alla luce solare;
– praticare una regolare attività fisica;
– non fumare (la nicotina accelera la riduzione della densità ossea);
– evitare o limitare il consumo di bevande alcoliche, che fa diminuire l’assorbimento di calcio e ridurre l’attività delle cellule che “costruiscono” l’osso) e, per lo stesso motivo, non eccedere con la caffeina.
Dopo i 50 anni, consigliano gli esperti, vanno effettuati controlli medici regolari: il dottore potrà prescrivere esami del sangue per controllare i livelli di calcio, vitamina D e la funzione tiroidea e, per monitorare la salute delle ossa, potrà far eseguire la densitometria ossea (MOC), soprattutto se sono presenti fattori di rischio individuali, quali fattori genetici/familiari, riduzione dell’altezza di 4 cm o più, menopausa, malattie e/o terapie farmacologiche particolari.Esposizione a sostanze tossiche e rischio di infertilità
Sostanze chimiche nocive possono essere presenti in prodotti di uso quotidiano come quelli per la pulizia e i cosmetici, in particolari alimenti, o si può essere esposti in ambienti di lavoro.
L’esposizione delle donne a minime quantità di sostanze chimiche differisce da quella degli uomini sia per fattori sociali relativi allo stile di vita sia per differenze fisiologiche e ormonali che determinano effetti diversi sulla salute, sottolineano gli esperti.
Alcuni studi dell’Istituto Superiore di Sanità hanno dimostrato che le donne che vivono in aree urbane hanno livelli più elevati di plasticizzanti rispetto a coloro che vivono in aree rurali e che questa esposizione è un fattore di rischio per l’infertilità nelle donne ma non negli uomini.
Per limitare l’esposizione alle sostanze tossiche si possono prendere alcuni accorgimenti, come porre attenzione all’uso di plastica monouso, alla composizione dei cosmetici, alla dieta limitando i cibi grassi dove alcune sostanze tossiche tendono ad accumularsi; inoltre, l’attività fisica facilita l’eliminazione delle sostanze tossiche.
Questi accorgimenti vanno presi in particolare durante la gravidanza, per limitare l’esposizione del feto agli effetti nocivi.Caregiver di famiglia, l’impatto dello stress
In 8 casi su 10 sono le donne a prendersi cura di familiari non autosufficienti, un «lavoro» di cura complesso e faticoso, da conciliare col lavoro, le responsabilità legate al resto della famiglia, le incombenze quotidiane. C’è chi non riesce a curarsi, chi ha rinunciato alla vita privata e persino al lavoro, a fronte della carenza di tutele e aiuto da parte del welfare pubblico. Le donne caregiver, poi, devono affrontare il peso di gestire, spesso in solitudine, un carico assistenziale ed emotivo che ha un impatto sulla salute fisica e mentale. Secondo alcuni studi, le donne che si prendono cura di un familiare riferiscono livelli maggiori di stress rispetto agli uomini, sintomi più gravi di depressione, maggiori disturbi di salute fisica, un’alimentazione irregolare.
Per gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità è necessario promuovere la cultura della condivisione delle responsabilità di cura tra uomini e donne, all’interno della famiglia e della società, per mitigare l’impatto dello stress, anche perché «sostenere le donne caregiver vuol dire investire nel benessere di tutta la comunità, garantendo loro supporto concreto e servizi adeguati».Sempre più donne in corsia, i dati dell’Ordine dei medici
Continua a crescere la presenza di donne medico in corsia; anche se, quando si parla di carriera, i numeri calano.
Secondo i recenti dati elaborati dal Comitato centrale della FNOMCeO, Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli Odontoiatri, tra i medici con meno di 50 anni sei su dieci sono donne; quasi due dottoresse su tre hanno tra i 40 e i 49 anni.
Tuttavia, i medici under 50 sono solo il 42% dei 422.511 iscritti all’Albo, in linea coi dati Eurostat, che indicano l’Italia come il Paese europeo con i medici ancora attivi più anziani per età.
In ogni caso, secondo FNOMCeO, se si considera la platea dei medici con meno di 70 anni, tutti potenzialmente ancora in attività anche all’interno del Servizio sanitario nazionale, il quadro cambia ma di poco: sono ancora le donne a essere più numerose, anche se con una percentuale più bassa, pari al 53%.
La situazione è completamente opposta, invece, se si considera il totale dei medici iscritti agli Albi: sono più numerosi gli uomini.
Del resto, osserva FNOMCeO, la «femminilizzazione» della professione è una tematica moderna: appena cent’anni fa le donne medico in Italia erano circa duecento, per diventare 367 nel 1938. Tra loro anche Adelasia Cocco, che nel 1914 divenne la prima donna medico condotto del nostro Paese, a fronte di 11.554 uomini.
Questione di genere?
Nello studio di FNOMCeO, che mette a confronto i numeri per fasce di età, risulta che gli uomini sono in maggioranza in tutte le fasce oltre i 60 anni. Si ha una sostanziale parità, con lieve preponderanza femminile, nella fascia tra i 55 e i 59 anni e poi la tendenza si inverte scendendo ancora con l’età. Le fasce d’età in cui la stragrande maggioranza dei medici sono donne sono quelle tra i 45 e i 49 anni e tra i 40 e 44. Scendendo ancora, il gap si restringe, ma resta sempre a favore del genere femminile, in tutte le fasce.
Secondo lo studio, il «fenomeno della femminilizzazione della professione medica è destinato ad accentuarsi nei prossimi cinque-dieci anni, quando via via i medici con un’età più elevata andranno in pensione e saranno sostituiti dalle fasce con percentuali femminili più elevate, per poi tendere, forse a una situazione di maggior parità».
Commenta il presidente della FNOMCeO, Filippo Anelli: «Nel nostro Servizio sanitario nazionale le colleghe sono ormai, da almeno cinque anni, la maggioranza soprattutto nelle fasce di età dove va costruita la carriera e in cui aumentano le responsabilità professionali e quelle familiari». Per questo, sottolinea il dottor Anelli: «I modelli organizzativi, gli orari di lavoro devono sempre più tener conto di questa realtà, valorizzando le professioniste e i professionisti, prevedendo soluzioni organizzative che permettano a donne e uomini di conciliare i tempi di lavoro con quelli della vita privata e della famiglia e che tengano in debito conto, non facendole pesare sugli organici già ridotti, le possibili assenze per maternità».
Fiaso, meno donne ai vertici delle Asl
Per la prima volta dal 2018, segnala la Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso), si interrompe la crescita della presenza di donne ai vertici delle Aziende sanitarie italiane (come direttore generale, che supervisiona l’intera direzione, direttore amministrativo per la parte gestionale-amministrativa e come direttore sanitario o sociosanitario).
Oggi le donne ricoprono un terzo del totale degli incarichi di vertice, ma nel 2024 sono passate dal 34,3% al 33%, quindi si è registrata un’inversione di tendenza rispetto alla crescita costante registrata negli ultimi anni.
Dice il presidente di Fiaso, Giovanni Migliore: «Speriamo che la battuta d’arresto dopo anni di crescita costante della leadership femminile nel Servizio sanitario nazionale sia solo un fenomeno “contabile” momentaneo. Le donne rappresentano da decenni una componente essenziale e consolidata del nostro Servizio sanitario, dimostrando ogni giorno sul campo capacità di leadership, gestione e innovazione. Per questo auspichiamo che nelle prossime nomine si possa tornare a valorizzare maggiormente le competenze femminili, affinché la presenza delle donne nei vertici delle aziende sanitarie torni a crescere in linea con il contributo fondamentale che già oggi offrono a tutti i livelli».
Anaao Assomed: «Condizioni di lavoro sempre più disumane»
In occasione dell’8 marzo, il sindacato dei medici dirigenti del Servizio sanitario nazionale Anaao Assomed sottolinea che «le donne in sanità sono alle prese con realtà lavorative sempre più disumane».
E lancia un appello alle donne medico: «È ora di fare rumore».
Numerose le testimonianze raccolte dall’Area «Formazione femminile». Dice una chirurga di Napoli: «Essere medico, chirurga e donna, oggi come ieri vuol dire ancora dover dimostrare non di essere più brave di altri, ma di valere, di essere affidabili, credibili per i pazienti. Per questo ho scelto di fare la chirurga d’urgenza in un ospedale di Napoli, perché dovevo avere e dare risposte chiare veloci e risolutive. Si cammina su pietre dure, si salgono scale lunghe e strette, si fanno i conti con l’età biologica, il desiderio di avere figli, di avere una famiglia, di fare carriera. Mi piace credere che nel mondo che vorrei non saremo più opzioni, ma scelte».
Aggiunge una collega di Nuoro: «Ogni giorno le donne sono in prima linea non solo nell’assistenza e nella cura, ma anche nella promozione e nella costruzione di un sistema sanitario pubblico più equo, accessibile e inclusivo. Il loro contributo, troppo spesso silenzioso, è essenziale per affrontare le sfide sanitarie globali, garantendo con umanità che ogni individuo, indipendentemente dal contesto sociale ed economico, possa accedere alle cure necessarie per tutelare la propria vita e la propria salute».(Fonte Corriere della Sera)