Cronaca

Caso Garlasco, Sempio non si presenta all’interrogatorio ma spunta fuori una sua impronta nella casa

L’impronta che cambia tutto, Sempio nel mirino della nuova inchiesta sul caso Garlasco. Una svolta decisiva. Stando ai nuovi accertamenti scientifici disposti dalla procura di Pavia sarebbe stata rinvenuta l’impronta della mano di Andrea Sempio accanto al corpo di Chiara Poggi.Oggi, 20 Maggio 2025, tre interrogatori in contemporanea, nella speranza di ricomporre un puzzle che, a quasi 18 anni dai fatti, appare ancora incompleto. Questa mattina, la Procura di Pavia aveva fissato un momento cruciale nell’ambito della nuova inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi: a varcare la soglia del tribunale, convocati in parallelo per evitare interferenze e condizionamenti, sarebbero dovuti essere Andrea Sempio, ora formalmente indagato per concorso nell’omicidio, e Alberto Stasi, l’ex fidanzato della vittima, condannato in via definitiva nel 2015 a 16 anni di reclusione. Contemporaneamente, a Venezia, è stato ascoltato Marco Poggi, fratello di Chiara e amico fraterno di Sempio.
Il colpo di scena? Andrea Sempio non si presenta all’interrogatorio. A parlare è la sua avvocata, che rompe il silenzio con una frase destinata a far discutere: “Guerra dura senza paura”, pubblicata sui social a poche ore dalla mancata comparizione del suo assistito.
È il 13 Agosto del 2007, quando Chiara Poggi, ai tempi 26enne, viene trovata priva di vita all’interno della sua abitazione, distesa a terra vicino alla vasca da bagno, con evidenti ferite alla testa e importanti perdite di sangue. La ragazza indossa ancora il pigiama, segno che con ogni probabilità è stata aggredita poco dopo il risveglio. Il corpo non presenta segni di difesa compatibili con una lotta violenta. Non ci sono segni di effrazione, la porta d’ingresso è chiusa, così come le finestre. La casa appare in ordine, nessun oggetto risulta mancante o fuori posto.
Ad effettuare la chiamata ai soccorsi è Alberto Stasi, fidanzato di Chiara, si rivolge a loro con voce calma e senza apparente agitazione. Riferisce ai carabinieri di non essere riuscito a contattare Chiara quella mattina e di essersi recato a casa sua, preoccupato dal fatto che lei non rispondesse al telefono. Racconta di aver trovato la porta d’ingresso socchiusa e di aver scoperto il corpo scendendo le scale verso la taverna.
Il medico legale stabilisce che la morte risale a qualche ora prima del ritrovamento, tra le 9:00 e le 11:00. La causa è un trauma cranico provocato da ripetuti colpi alla testa con un oggetto contundente, mai ritrovato.
Le indagini partono subito dopo il ritrovamento del corpo. Il primo a finire sotto la lente è Alberto Stasi. I carabinieri del nucleo investigativo di Pavia, affiancati dal RIS, analizzano alibi, abbigliamento e dispositivi elettronici.
Gli accertamenti si concentrano su tempi e movimenti di quella mattina: Stasi sostiene di aver lavorato al computer fino a poco prima della telefonata, ma emergono incongruenze nei suoi tempi e nella cronologia digitale perché alcuni file sul suo pc risultano cancellati dopo il delitto. Le scarpe sequestrate non presentano tracce di sangue, ma una perizia
biomeccanica del 2014 stabilisce che Stasi non avrebbe potuto percorrere le scale insanguinate senza contaminarsi, elemento chiave nel processo.
Nel 2015, dopo un lungo iter giudiziario caratterizzato da assoluzioni e annullamenti, la Corte di Cassazione conferma la condanna definitiva di Stasi a 16 anni di reclusione per omicidio volontario.
Nel corso delle indagini, un ruolo particolare è stato ricoperto dalle cosiddette gemelle K, (cugine di Chiara) due ragazze che dichiararono di aver visto o sentito elementi potenzialmente rilevanti nella notte del delitto. Le loro testimonianze, però, sono state oggetto di dibattito e valutazioni contrastanti nel corso dei processi, senza mai assumere un peso decisivo nelle sentenze. Le nuove indagini continuano.
Nel 2016, le analisi scientifiche identificano una traccia di DNA sotto un’unghia di Chiara, in parte compatibile con Andrea Sempio. Nei primi anni non era stato, ma la sua posizione viene rivalutata nel 2024, quando la Procura di Pavia riapre l’inchiesta ipotizzando un possibile concorso nell’omicidio.