Caritas, in Italia sempre più poveri e famiglie in gravi difficoltà, i numeri del Report 2025 sono inequivocabili
I numeri non mentono mai, a differenza della propaganda, e ammesso che ce ne fosse bisogno i numeri di Caritas dipingono la reale situazione economica in Italia delle famiglie, ed è gravissima. La povertà in Italia diventa un quadro sempre più drammatico. E’ quello che emerge dal Report statistico nazionale 2025 sulla povertà in Italia, frutto di un lavoro di raccolta e di analisi dei dati provenienti da 3.341 Centri di ascolto e servizi, le antenne territoriali sempre molto sensibili delle Caritas diocesane, dislocati in 204 diocesi italiane, presentato oggi 16 giugno. E i numeri pubblicati appartengono solo ai servizi informatizzati che rappresentano circa la metà delle strutture. Quindi i numeri veri sono molto più alti. Il report afferma che i poveri aiutati dalle Caritas diocesane sono aumentati del 62% in 10 anni e la situazione sta peggiorando per una quota sempre più consistente di persone – famiglie con figli e pensionati – per le quali trovare una casa o curarsi è un lusso. Crescono i bisogni, sempre più intrecciati. Nel 2024 la rete Caritas ha erogato oltre 5 milioni di prestazioni con una media di circa 18 interventi per assistito, in aumento rispetto ai 13 dell’anno precedente. La cornice più ampia è desolante e va ricordata. Nella Ue oltre un cittadino su cinque – oltre 93 milioni di individui- vive infatti in una condizione di rischio povertà o esclusione sociale. L’Italia è il settimo Paese per incidenza di persone a rischio povertà o esclusione sociale (al 23,1%, in aumento rispetto al 22,8% del 2023). E un residente su dieci circa si trova in condizione di povertà assoluta, secondo i dati Istat, ovvero 5 milioni e 694 mila persone. In tutto 2 milioni e 217 mila famiglie non dispongono delle risorse necessarie per una vita dignitosa, che compende un’alimentazione adeguata, abbigliamento e una abitazione. Anche se si regista un aumento dell’occupazione, si diffonde il lavoro povero e il 21% dei lavoratori ha un reddito troppo basso per vivere in modo adeguato per effetto del “caro vita” che sta erodendo il potere di acquisto delle famiglie.
La rete Caritas continua a rappresentare un presidio fondamentale di solidarietà. La risposta messa in campo a ogni livello raggiunge infatti oltre 277 mila nuclei familiari, circa il 12% delle famiglie in povertà assoluta solo in base alle segnalazioni di chi è informatizzato. Il numero degli assistiti registrati è aumentato del 3% rispetto al 2023, ma rispetto al 2014 il dato, affermano i ricercatori Caritas, appare “decisamente allarmante” con un incremento del 62,6%. Certo, cala l’incidenza, secondo il report statistico, dei “nuovi ascolti” (37,7%, contro il 41% del’2023) e questo significa che c’è qualche povero “nuovo “in meno, ma allo stesso tempo crescono le situazioni di povertà intermittente o di lunga durata. Allarmante è per giunta l’aumento dei casi di cronicità: oltre un assistito su quattro (26,7%) vive in una condizione di disagio stabile e prolungato. La povertà diventa anche più intensa: il numero medio di incontri annui per persona è raddoppiato rispetto al 2012 (da 4 a 8).L’età media delle persone accolte e sostenute è oggi di 47,8 anni e cresce la presenza degli anziani: se nel 2015 gli over 65 erano solo il 7,7%, oggi sono il doppio. Restano “strutturali” le difficoltà delle famiglie con figli, che costituiscono il 63,4% degli assistiti. I territori in trete segnalano una prevalente fragilità occupazionale. Se il 47,9% di chi chiede aiuto è disoccupato, il 23,5% ha un lavoro che non li protegge dall’indigenza. E nella fascia di età produttiva de 35-54 anni la percentuale dei working poor supera addirittura il 30%. Non è solo la povertà economica che spinge a chiedere aiuto: il 56,4% delle persone seguite vive almeno due forme di fragilità, il 30% ne sperimenta tre o più. Il report ne mette in evidenza due, la questione della casa e la povertà sanitaria. Il disagio abitativo è al momento una delle dimensioni più critiche.
Secondo l’Istat il 5,6% degli italiani vive in grave deprivazione abitativa e il 5,1% non riesce a gestire affitto e bollette. Tra le persone seguite dal circuito Caritas la situazione appare molto più grave: di fatto una su tre manifesta almeno una forma di disagio legata all’abitare. Una su cinque vive una grave esclusione abitativa (homeless, ospiti nei dormitori, in condizioni abitative insicure o inadeguate), una su dieci presenta difficoltà rispetto al pagamento di bollette o affitti. Il tasso di sovraccarico dei costi tra le persone seguite dalla Caritas è, dunque, più che doppio rispetto alla media nazionale. In Italia – secondo l’Istat – circa 6 milioni di italiani (il 9,9% della popolazione) hanno rinunciato a prestazioni sanitarie essenziali per costi o attese eccessive. E anche qui tra le persone accompagnate dalla Caritas la situazione appare più complessa: almeno il 15,7% manifesta vulnerabilità sanitarie, spesso legate a patologie gravi e alla mancanza di risposte da parte del sistema pubblico. Molti di loro chiedono oal centro di ascolto farmaci, visite mediche o sussidi per prestazioni sanitarie; altri invece non formulano richieste specifiche, lasciando presumere che il fenomeno delle rinunce sia ampiamente sottostimato, soprattutto tra i più marginalizzati. La povertà sanitaria si intreccia quasi sempre con altre forme di bisogno (nel 58,5% se ne cumulano 3 o più) in un circolo vizioso: casa, reddito, salute, istruzione e relazioni si condizionano a vicenda, rendendo difficile ogni percorso di uscita. Il profilo di chi ha bisogno si è dunque profondamente trasformato, riflettendo una povertà sempre più trasversale, complessa e spesso non intercettata o adeguatamente supportata dal welfare.
Tra gli assistiti dalla Caritas. Cala il numero di beneficiari delle misure di sostegno al reddito. I percettori di Assegno di Inclusione (Adi) sono l’11,5% del totale, quelli del Supporto per la Formazione e il Lavoro (SFL) solo l’1,3%. La quota di beneficiari dell’Assegno Unico Universale sfiora complessivamente il 40% tra le persone con figli senza particolari differenze tra italiani e stranieri. «Il Report statistico – sottolinea il direttore di Caritas Italiana, don Marco Pagniello – ci consegna le storie di persone che ogni giorno incrociamo nei nostri servizi. I dati ci aiutano a capire, ma non bastano da soli. Ci chiedono di andare oltre una lettura superficiale, oltre l’analisi sociologica. In gioco c’è la vita di chi resta ai margini ed è spesso invisibile.Tra le pieghe di una realtà segnata da contraddizioni e fragilità, si fa spazio un appello alla comunità tutta. Scegliamo di stare sulle soglie, di abitarle, di prenderci cura, di favorire processi che non si fermino all’emergenza, ma aprano strade di cambiamento possibile. È questa la nostra responsabilità, ma anche la nostra speranza».
(Fonte Avvenire)