Scienza e società

Cambiamento climatico, le foreste europee catturano sempre meno Co2: invertire subito la rotta

Foreste europee, sempre meno CO₂ è assorbita a causa del cambiamento climatico: necessario invertire subito la rotta. A lanciare l’allarme è un articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica “Nature” dal titolo “Securing the forest carbon sink for the European Union’s climate ambition” che illustra lo studio – guidato dal Joint Research Centre dell’UE – di cui è coautore Giovanni Forzieri, professore dell’Università di Firenze in Sviluppo sostenibile e cambiamenti climatici al Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale.

Sotto inchiesta della ricerca è appunto l’ambiente dell’Unione Europea, un territorio occupato per il 40% da foreste. Affinché l’Europa si avvicini alla neutralità climatica, è fondamentale migliorare le conoscenze sulle risorse forestali, un campo che vede protagonista l’ateneo fiorentino.
Ma cosa è successo alle foreste europee nel corso degli ultimi anni? Tra il 1990 e il 2022 hanno assorbito circa il 10% delle emissioni di carbonio prodotte dalle attività umane: il processo, che si chiama carbon sink (serbatoio di carbonio), è fondamentale per diminuire la CO₂ dell’atmosfera.
Si tratta di un meccanismo naturale, che oggi, tuttavia, ha diminuito la sua ‘potenza’: le nostre foreste stanno catturando sempre meno anidride carbonica. L’articolo “Securing the forest carbon sink for the European Union’s climate ambition” analizza proprio il declino del carbon sink forestale, identificandone le cause e delineando le priorità di ricerca per migliorare il monitoraggio e la modellazione delle foreste.

Nella ricerca, si sottolinea come una gestione forestale più attenta, unita a strumenti di osservazione avanzati, sia fondamentale per comprendere meglio la capacità di assorbimento del carbonio, aumentare la resilienza degli ecosistemi e orientare politiche efficaci per proteggere questa risorsa vitale.
“I dati più recenti dell’Agenzia Europea dell’Ambiente indicano che il carbon sink forestale medio tra il 2020 e il 2022 è diminuito di circa il 27% rispetto al periodo 2010-2014 – afferma Forzieri – Le previsioni per il 2025 mostrano un quadro ancora più preoccupante, che rischia di allontanare l’UE dal traguardo di 42 milioni di tonnellate di CO₂ equivalenti di rimozioni nette aggiuntive entro il 2030, stabilito dal Regolamento 2018/841 sull’uso e il cambiamento di uso del suolo e la silvicoltura”.

“Il fenomeno – prosegue il professore dell’Università di Firenze – è dovuto a diversi fattori: l’aumento dei prelievi di legname, la maggiore frequenza di ondate di calore e siccità dovute ai cambiamenti climatici, oltre all’intensificarsi di incendi, tempeste e infestazioni di insetti. Tutti questi elementi riducono la crescita degli alberi, ne aumentano la mortalità e mettono sotto stress le foreste europee”.

Lo studio non si limita ad analizzare il problema, ma delinea anche i fronti su cui intervenire per affrontarlo: ridurre le emissioni di gas serra, ripensare i regimi di taglio e promuovere una gestione forestale che renda i boschi più resilienti agli eventi estremi e alle nuove condizioni climatiche.
Indispensabili risultano quindi strumenti di monitoraggio più tempestivi e dati affidabili sulla salute delle foreste e sui flussi di carbonio: solo così l’uomo è in grado di definire politiche efficaci e misure pratiche in grado di ripristinare il serbatoio di carbonio e rafforzare la capacità di adattamento delle foreste. A questi strumenti vanno aggiunti regolamenti aggiornati, incentivi alle pratiche sostenibili e una forte integrazione tra politiche climatiche e ambientali.

La prevenzione, secondo gli autori dell’articolo, è la strada da percorrere: bisogna anticipare le possibili conseguenze negative delle soluzioni basate sulla natura. Ad esempio, vanno analizzati i possibili rischi, per i cicli idrici locali, collegati alla piantumazione di alberi su aree che in origine erano praterie, campi o zone aride, trasformandole così in aree forestali. Vanno inoltre integrati i modelli di crescita forestale con quelli socio-economici per comprendere come i prodotti derivati dalla raccolta influiscano sul bilancio del carbonio. “Le foreste d’Europa possono ancora costituire un pilastro della neutralità climatica – conclude Forzieri – ma il tempo per agire si sta riducendo. Dobbiamo farlo adesso”.