Habitat

Anche i pesci sbadigliano e si contagiano a vicenda, incredibile studio dell’università di Pisa

Sbadigliare e contagiarsi a vicenda. Non è una “prerogativa” dell’uomo, né più in generale, di mammiferi e uccelli: anche i pesci infatti, hanno “lo sbadiglio facile”. E si influenzano reciprocamente.

Una scoperta che riscrive l’evoluzione del comportamento sociale. La ricerca, coordinata dall’Università di Pisa, è stata pubblicata il 7 aprile sulla rivista scientifica “Communication Biology” e vede come protagonisti gli zebrafish, piccoli pesci d’acqua dolce conosciuti per le loro abilità sociali e le somiglianze genetiche con l’uomo. Per la prima volta, i ricercatori dell’ateneo pisano hanno dimostrato che questi vertebrati sono capaci di sbadigliare, ma non solo: lo fanno “in gruppo”.

Durante l’esperimento condotto dal team, gli zebrafish “sono stati sottoposti” alla visione di video di altri zebrafish che sbadigliano, e hanno risposto loro stessi sbadigliando: ma con una frequenza quasi doppia rispetto ai filmati di controllo. Inoltre, questi piccoli animali hanno associato spesso allo sbadiglio lo “stiracchiamento” tipico di uccelli e mammiferi, noto in termini medici come pandiculazione, che aiuta a riattivare l’attività neuromuscolare prima di un cambiamento motorio. Nel caso dei pesci, il cambio di direzione nel nuoto.

Risultati che spalancano le porte a nuovi orizzonti sull’origine di questa “risonanza motoria”: le radici dello “sbadiglio contagioso” potrebbero risalire a più di 200 milioni di anni fa. Finora, infatti, tale comportamento era stato documentato in mammiferi e uccelli, facendo supporre che caratterizzasse solamente gli animali a sangue caldo con sistemi sociali evoluti. Mentre invece, lo studio condotto dal gruppo pisano dimostra il contrario. Anche i pesci sbadigliano, e si attaccano lo sbadiglio a vicenda.

Ma perché lo fanno? Perché hanno sviluppato questa capacità “di gruppo”? Il motivo potrebbe risiedere nella loro natura sociale. A spiegarlo è la professoressa Elisabetta Palagi del dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa.

“La sincronizzazione tra individui è fondamentale per i banchi di pesci, coordinarsi significa aumentare la vigilanza, migliorare la ricerca del cibo e difendersi meglio dai predatori. In quest’ottica, il contagio dello sbadiglio si configura come un raffinato strumento di coesione sociale”.

“L’aspetto forse più sorprendente della scoperta riguarda però l’evoluzione di questo comportamento – sottolinea Massimiliano Andreazzoli del dipartimento di Biologia dell’Ateneo pisano – e in questo caso due sono le ipotesi possibili. Il contagio dello sbadiglio è un tratto ancestrale, emeros nei primi vertebrati sociali e mantenuto da alcune linee evolutive fino a oggi”.

“L’altra possibile interpretazione – conclude Andreazzoli – è che si tratti di un meccanismo emerso in modo indipendente in diverse specie, a testimonianza del ruolo cruciale che la coordinazione sociale ha avuto – e ha tuttora – nella sopravvivenza”.

Il team. Insieme ad Elisabetta Palagi e Massimiliano Andreazzoli ha lavorato un team di giovani ricercatori e studenti, come Alice Galotti e Matteo Digregorio, dottorandi in Biologia, e Sara Ambrosini, studentessa magistrale. La parte legata all’IA è stata invece sviluppata dal professore Donato Romano, esperto di robotica bioispirata, e Gianluca Manduca, dottorando alla Scuola Superiore Sant’Anna. Grazie a un sofisticato modello di deep learning da loro sviluppato all’Istituto di BioRobotica è stato possibile distinguere con precisione i veri sbadigli dai semplici atti respiratori, rendendo oggettiva l’osservazione e replicabili i risultati.

La ricerca è stata finanziata dal National Geographic Meridian Project OCEAN-ROBOCTO e dal Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa nell’ambito del programma Dipartimenti di Eccellenza.