Emergenza abitativa e sociale, povertà sempre più diffusa intesa anche come povertà lavorativa ormai chi chi un lavoro ce l’ha ma non ce la fa lo stesso perché troppo basso il suo salario. Il racconto dalle pagine del Corriere di Bologna. Un materasso, un paio di cuscini, una trapunta, coperte. Un bottiglia di spumante da poco prezzo. «Sotterraneo N» del cimitero Monumentale San Cataldo di Modena. Qualcuno la notte dimora qui, infilandosi nei loculi vuoti. Fa freddo, e ci s’ingegna cercando un riparo. Il camposanto è appena fuori città, verso la Tangenziale. È un complesso grande, mescola padiglioni risalenti al 1850 e altri moderni, in stile razionalista. Vi riposano modenesi qualunque e altri celeberrimi come Enzo Ferrari, suo padre Alfredo e il figlio Dino. Poco più in là, ecco la tomba di un altro costruttore, Alejandro De Tomaso, e quella del soprano Mirella Freni. All’ingresso svetta il sacrario dei caduti della Liberazione e subito accanto una scultura di Arnaldo Pomodoro, «Una battaglia per i partigiani».
Il cancello facile da aprire. Sono le 18, è buio, c’è la nebbia. Il cancello da cui si entra, in piazza Setti, a quest’ora dovrebbe essere chiuso ma basta spingere e si apre. Un cartello avverte: «Se restate dentro chiamate questo numero…». Insomma, raggiungere quei loculi vuoti duecento metri più avanti, cercando quel poco di conforto — posto che abbia un senso tale definizione — offerto dal «Sotterraneo N» non è per nulla complicato.
Ma chi può rassegnarsi a un tale giaciglio? Di alcuni è persino possibile tracciare una specie di identikit. Tra loro ci sono due ombre che in qualche modo nelle settimane scorse sono state intercettate dal «radar» dei Servizi sociali del Comune di Modena «ma il punto è che non vogliono saperne di farsi aiutare» racconta al Corriere Alessandra Camporota, assessora alla Sicurezza e al Terzo Settore.
Entrambi sono di mezza età, uno è un veneto «con problemi di alcolismo; però non è mai aggressivo — si legge in un rapporto — e dovrebbe essersi allontanato». L’altro è un nordafricano e «bisogna prestare un po’ di attenzione a seconda del livello di alcol». Ora: detto che «Modena accoglie», che «il “piano freddo”, concordato con le associazioni è già scattato» e che «stiamo aiutando anche tante persone che vengono da fuori città», l’assessora ammette «che la foto pubblicata stamane dalla Gazzetta — il quotidiano cittadino che ha raccontato la storia — ha colpito anche me». Materasso e coperte sono tra due loculi aperti lungo il corridoio. Sopra, candele, fiori, foto in bianco e nero. Lì chissà da quando.
La struttura d’accoglienza a pochi passi .Appena fuori dal complesso di San Cataldo, una donna che lavora all’agenzia funebre Borsari usa parole piene di compassione: «Vedo spesso delle sagome uscire al mattino presto. Non ho paura, non danno problemi, i tempi però son questi, duri». Cinquanta metri più in là c’è un’importante struttura d’accoglienza, «Porta aperta», 700 volontari e 63 operatori che offre 50 posti letto, pasti, doccia, medico. «È possibile che quei volti tra i loculi — racconta il presidente Alberto Caldana — siano passati da noi, ma chi lo sa. La scorsa settimana è stata smantellata una tendopoli qui vicino, e se non hai un posto dove andare qualcosa d’altro devi trovare».
I sindacati: affitti record. Quel che è certo è che gli ospiti di «Porta aperta» per «due terzi sono stranieri e per un terzo italiani. Connazionali che lavorano con contratti regolari, ma bassi, e che non trovano situazioni alloggiative migliori. Poi vedo famiglie, papà, mamme e figli…». Mica è finita: è ancora la Gazzetta a citare Cgil e Sunia: «Modena è la città con la più alta crescita dei canoni medi delle stanze in affitto». L’incremento annuo è pesantissimo: 31%.
(Fonte Corriere di Bologna)
