Esteri

A Shanghai il vertice sulla cooperazione (Sco) dei Paesi che aderiscono sarebbe un’opportunità da cogliere per l’Ue

Oltre alle celebrazioni per la vittoria sul nazifascismo in Cina è andato in scena il vertice dell’Organizzazione sulla Cooperazione di Shanghai (SCO). I paesi che aderiscono a questa iniziativa diplomatica non coincidono in pieno con i paesi BRICS. Si tratta di una organizzazione implementata soprattutto allo sviluppo delle relazioni commerciali secondo il principio win-win ovvero vantaggi reciproci per le parti coinvolte e a questo fine si sono svolti tutta una serie di incontri bilaterali. Quello che si muove a oriente è qualcosa di molto interessante che in prospettiva, se avessimo un governo lungimirante, potrebbe rappresentare una grossa opportunità per noi e per l’intero continente. L’operazione portata avanti dal dragone ha a che fare con la via della seta e coinvolge tutta una serie di paesi fino alla Turchia al fine di creare un corridoio privilegiato per facilitare gli interscambi commerciali. L’ambizione è di riportare in Eurasia e quindi nel cuore del mondo il potere economico strappandolo dallo strapotere posticcio rappresentato dall’uso del dollaro negli scambi internazionali per cui viene proposto un sistema politico e diplomatico contrapposto al modello europeo e occidentale che nel corso dei secoli molto spesso ha assunto carattere predatorio e coloniale, e pare non voler mollare la presa. Dopo la scoperta dell’America sappiamo che l’assetto delle economie dell’epoca venne sconvolto dal cambio delle linee commerciali.

Nel corso del tempo per una anomalia della storia il potere finì per trasferirsi oltreoceano e di conseguenza il dominio dei mari divenne un fattore imprescindibile per chi volesse ambire al dominio del mondo. I giovani Stati Uniti d’America affacciatisi sull’oceano un giorno si resero conto di essere praticamente bloccati in casa dalla marina britannica che spadroneggiava nei sette mari posta praticamente a blocco navale davanti alle loro coste. Decisero così di dotarsi di una forte marina da guerra. Cosa fecero di preciso? Organizzarono un centro di arruolamento e addestramento su un grande lago (!) nel Midwest, una regione popolata in gran parte da emigrati di origine tedesca. Per farla breve in un paio di secoli gli USA hanno sviluppato una forza navale in grado di prendere il controllo delle rotte oceaniche tanto più che il corpo militare forse più conosciuto è proprio quello dei marines, lo dice il nome stesso. I rapporti di forza sono inevitabilmente destinati a mutare e indubbiamente il mondo ha bisogno di un nuovo equilibrio.

Il pericolo è che questo confronto tra blocchi duri per molto tempo, l’auspicio è che resti sul piano simbolico senza assumere i caratteri di una guerra aperta. Gli USA hanno nel loro orizzonte strategico lo scontro con la Cina che, secondo un’ottica ottusa, vedono come un competitore agguerrito sul piano politico ed economico. In parte è vero, non stiamo parlando di un sistema perfetto, lascio la valutazione a chi conosce la Cina meglio di me, soprattutto ai nostri connazionali che si sono trasferiti per un motivo o per un altro. Ma alla luce dei fatti vale la pena rischiare per tentare di imprimere una svolta decisiva ai rapporti tra gli stati, incentivando la cooperazione, lo sviluppo e la solidarietà tra le parti perché siamo tutti sulla stessa barca.