Linea Oriente

A Gaza e in Cisgiordania continuano violenze e morti nonostante la tregua, e l’Europa non dice una parola

Oltre 350 vittime a Gaza dall’inizio della “tregua”. In Israele Smotrich visita una scuola e i bambini impazziscono nemmeno avessero visto il messia che ancora si attende da quelle parti. Non soffrono come i coetanei palestinesi ma poveri figli anche loro, traviati come sono da una ideologia suprematista. Ben-Gvir mette in scena tutta la tracotante arroganza del sionismo con i suoi teatrini dell’orrore a scopo “educativo”, durante i quali aggredisce quasi fisicamente detenuti e attivisti, completamente simili alla propaganda del III Reich. E sono ministri… come direbbe il nostro direttore: mai durante l’arco della nostra esistenza abbiamo visto ovunque nel mondo alti rappresentanti istituzionali assumere platealmente atteggiamenti del genere che appartengono alla teppaglia e ai criminali. Il pavido governo italiano invece tentenna e balbetta di fronte al fatto che in Cisgiordania alcuni attivisti nostri compatrioti sono stati assaliti, malmenati e minacciati da coloni armati di fucili che continuano a strappare territori ai palestinesi. D’altra parte i nostri governanti non si sono nemmeno occupati di difendere la posizione di Francesca Albanese, di fatto isolata a livello istituzionale nell’azione di denuncia dei crimini israeliani. I commenti che si leggono sui social nei suoi confronti non sono tra i più edificanti; c’è da dire che un certo numero di queste odiose esternazioni virtuali (che non posso quantificare ma che appare consistente) proviene da falsi profili. Un singolo individuo pagato per creare caos e disinformazione in rete, attraverso la diffusione di false notizie e commenti tendenziosi, può gestire facilmente migliaia di account fake atti allo scopo, anche attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale che apre scenari del tutto inediti. Questa propaganda è pervasiva su internet, un luogo virtuale dove nell’arco delle 24 ore ha luogo un conflitto di carattere semantico che investe tutti i settori della società un tempo meno permeabili fra loro. La terza guerra mondiale è già in atto: come scrisse il sociologo e filosofo canadese McLuhan si tratta di una guerra di informazione senza distinzione tra civili e militari, e ci siamo dentro fino al collo. Il primo livello dei conflitti è sempre quello dell’informazione quindi anche quello della disinformazione messa in atto da agenti provocatori. Già nel primo scontro storicamente accertato tra nazioni, la battaglia di Kadesh tra egizi e ittiti, le spie ebbero un ruolo fondamentale spingendo le truppe del faraone a cadere in una trappola. Il secondo livello è la guerra commerciale, e abbiamo passato anche quello con le politiche aggressive degli USA sui dazi, che hanno provocato sommovimenti in tutta l’economia mondiale, e con la crisi provocata dal mancato approvvigionamento di gas più economico dalla Russia, oltre che dall’immane spesa in armamenti affluiti in Ucraina o chissà dove. Infine il terzo livello, i combattimenti veri e propri, con le distruzioni, le macerie e i lutti per la gente coinvolta. Il fronte globale del confronto tra potenze fluttua paurosamente e si avvicina sempre di più a casa nostra grazie all’incapacità e alla malafede della classe politica europea che, impettita, scalpita e arranca, aggrappandosi alla memoria delle glorie di un passato remoto ormai svanito, mentre tra gli stati del vecchio continente si rimodulano e prendono vigore le più recenti rivalità risalenti al secolo scorso. Nella classe dirigente nordeuropea c’è chi si proclama apertamente nazista oltre che mettere in dubbio fatti storici accertati. Un delirio collettivo che potrebbe preludere a una catastrofe prossima ventura, simile a quella avvenuta nel 1914 – quando tutti si armarono fino ai denti e infine un semplice colpo di rivoltella diede fuoco alle polveri – come ha notato il prof. Barbero, il celebre e autorevole storico, riferendosi all’attuale contesto politico internazionale.