In apnea a 55 metri di profondità nel lago ghiacciato di Baikal: Sanda Deljia e il record in Siberia. Sanda è croata ma vive a Trieste ha vinto una competizione a cui hanno partecipato 20 specialisti:«Ero manager in ufficio e ho cambiato vita quando ho scoperto l’infinità dell’acqua». Un’impresa in un lago ghiacciato, il più profondo del mondo, trattenendo il fiato per due minuti e mezzo, superando se stessa. Viene da Trieste ed è croata – ma parla benissimo italiano – la nuova campionessa di una specialità tanto affascinante quanto durissima: l’immersione in apnea sotto uno strato di ghiaccio. Il suo nome è Sanda Delija, ha 34 anni e aveva già fatto parlare di sé per il record mondiale nel giugno 2023 di immersione nella disciplina FIM (appunto Free Immersion) arrivando a 98 metri di profondità tirandosi esclusivamente con le braccia lungo una corda: quattro minuti e qualche secondo sott’acqua, senza mai prendere fiato.
Ora, nelle acque del lago Baikal, in Siberia, Delija ha conquistato il primo posto arrivando a 55 metri di profondità. Un altro record, questa volta nell’immersione sotto uno strato di ghiaccio, spesso quasi un metro.
Il lago Baikal arriva fino a 1642 metri di profondità massima.
Uno scenario mozzafiato, come ci ha raccontato Delija: «È un lago enorme, che dà un senso di infinità: sembra di atterrare su un altro pianeta. Il ghiaccio è trasparente con striature, è una distesa immensa, circondata da montagne». Per far svolgere le gare di apnea, ogni giorno gli organizzatori creano due buchi, dal momento che il ghiaccio poi si riforma nella notte. «La gente del posto dice che il lago ti parla: se appoggi l’orecchio, effettivamente senti i rumori del ghiaccio che si spacca. E lo percepisci anche mentre scendi nelle profondità». Le temperature rigide di un lago ghiacciato impediscono di raggiungere le profondità di acque calde come quella di Sharm el Sheikh, in Egitto, dove quasi due anni fa Delija ha sfiorato i 100 metri.
In Siberia, Sanda ha vinto una competizione in cui hanno partecipato circa 20 specialisti. E pensare che per lei si trattava di una prima volta a temperature tanto rigide: «Anche solo respirare a quelle temperature è diverso, le immersioni assumono una nuova dimensione: tutte le competenze che ho, le dovevo in qualche modo adattate a questo nuovo ambiente».
Sanda è arrivata piuttosto tardi in Siberia e si è preparata immergendosi nel mare Adriatico, nuotando a Trieste e Fiume senza muta e allenandosi sia in piscina sia in palestra. Una dedizione straordinaria, per una ragazza che ama mettersi in gioco: «Per me la competizione è stata una grande sfida. Il viaggio di oltre 30 ore e il jet lag sono cose che dobbiamo tenere in considerazione. Mi intriga l’idea di tornare e conoscere meglio queste condizioni, per spingere questo record più in profondità».
Ha girato il mondo, prima di scoprire l’amore per l’apnea: «Sono cresciuta a Vienna, ma quando avevo 8 anni mi sono spostata a Trieste con la mia famiglia. Ho vissuto lì 10 anni prima di trasferirmi a Parigi e Londra per gli studi: ho preso due lauree, in psicologia clinica e business internazionale, prima di seguire un Master in psicologia aziendale». Sanda ha intrapreso una carriera con bambini autistici ed è poi tornata in Italia: a Roma ha lavorato per le Nazioni Unite (presso il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo) per poi decidere di cambiare vita, dedicandosi al 100% all’apnea prima in Sardegna e ora nuovamente a Trieste.
Il fulmine è arrivato solamente sette anni fa: «Mi sono avvicinata all’apnea tramite un ragazzo che mi ha fatto conoscere la pesca subacquea: mi sono innamorata appena sono scesa sott’acqua. Ho capito che non volevo passare la mia vita in ufficio». Gli studi di psicologia continuano ad aiutare Delija durante la sua seconda vita da apneista di livello mondiale: «È uno sport molto mentale: la testa fa una grande differenza, è la cosa che mi ha attratto maggiormente». Un approccio fondamentale nel gestire i momenti più complicati: «Gli incidenti peggiori che ho avuto? Due blackout, ovvero quando il cervello si spegne: sono stati gestiti in modo rapido e sicuro, non ho avuto conseguenze importanti. Mi hanno riportata in superficie, sono sempre collegata a un cavo in caso di emergenze: di fatto ero svenuta, ma in pochi secondi sono tornata conscia. Sono state esperienze che non mi hanno spaventata».
Nonostante gli incidenti, Sanda continua a collezionare record: «La profondità che si intende raggiungere va comunicata la sera prima: se non si arriva all’obiettivo si riceve una penalità. Nel cappuccio ho un orologio con inseriti gli allarmi di profondità e sul fondo bisogna raccogliere una sorta di bigliettino da riportare in superficie, attaccato alla muta. L’anno scorso ho raggiunto i 103 metri ma non mi hanno convalidato il record perché si è staccato strada facendo». Delija non si ferma mai ed è pronta a ripartire: andrà in Filippine per cercare un altro record del mondo. Il gelo della Siberia non ha messo paura: tutt’altro.
(Fonte Corriere della Sera)