Cronaca

Violentava e picchiava le figlie adottive, condannato a 9 anni di reclusione il “mostro di Brindisi”

Brindisi, violentava e picchiava le figlie adottive: 56enne condannato a 9 anni di carcere.La vicenda è venuta a galla nel 2018, quando i vicini, attirati dalle urla e dai colpi provenienti dalla casa della famiglia dove avvenivano le violenze.Quella casa, che sarebbe dovuta essere un rifugio di amore e protezione, si sarebbe invece rivelata una prigione di abusi, violenza e terrore.
Un uomo di 56 anni è stato condannato a 9 anni di reclusione dai giudici del terzo collegio penale del Tribunale di Brindisi (presidente Stefania De Angelis) per aver violentato e maltrattato le due figlie adottive durante gli anni della convivenza nella loro casa in provincia di Brindisi.
Per il 56enne, il pubblico ministero Livia Orlando aveva chiesto una condanna a 14 anni. Le due ragazze, oggi maggiorenni, si sono costituite parte civile con gli avvocati Livio Di Noi e Gabriella Dell’Aquila, ottenendo una provvisionale di 10.000 euro ciascuna.

La difesa ha cercato di ridimensionare le accuse, sostenendo che si trattasse più di un “abuso dei mezzi di correzione” che di veri e propri maltrattamenti, ma la tesi non è stata accolta dai giudici, che hanno invece riconosciuto la drammaticità delle violenze che avrebbero subito le due giovani.
La vicenda è venuta a galla nel 2018, quando i vicini, attirati dalle urla e dai colpi provenienti dalla casa della famiglia, allertarono i carabinieri dopo aver assistito al pestaggio della figlia maggiore, picchiata violentemente in strada dal padre adottivo con calci e pugni.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti nel corso delle indagini, la figlia maggiore sarebbe stata costretta a subire ripetute aggressioni fisiche e psicologiche: insulti, umiliazioni, percosse e, nel peggiore dei casi, anche abusi sessuali. Approfittando del suo ruolo di genitore adottivo, l’uomo avrebbe esercitato su di lei un controllo totalizzante, imponendole rapporti sessuali con minacce e violenza, spingendola persino a compiere atti di autolesionismo. L’incubo avrebbe coinvolto anche la sorella minore, destinataria di percosse e attenzioni morbose.

Solo l’intervento delle forze dell’ordine e dei servizi sociali ha posto fine a quell’inferno, portando le due giovani in una casa protetta, dove ora cercano di ricostruire le loro vite lontano dall’ombra di un padre che, anziché protezione, avrebbe riservato loro maltrattamenti e violenze. La difesa dell’uomo, una volta depositate le motivazioni della sentenza, proporrà ricorso in appello. (Fonte Corriere della Sera)