De Clizibus

Sissi, la vera storia dell’imperatrice

Clizia De Rossi
SISSI: LA VERA STORIA DELL’IMPERATRICE TRISTE
Scommetto che leggendo questo titolo il pensiero della maggior parte di voi sia andato subito alla celebre trilogia cinematografica girata da Ernst Marischka negli anni ‘50 e alla sua indimenticabile protagonista Romy Schneider, la bellissima attrice che nell’immaginario collettivo resterà per sempre l’ ineguagliabile interprete dell’ultima vera imperatrice d’Austria. Purtroppo la realtà dei fatti fu ben diversa da quella fiaba che ha fatto sognare e sospirare intere generazioni davanti alla tv, perché la vita di Elisabetta di Baviera, meglio conosciuta come Sissi (storpiatura filmica del vero nomignolo Sisi, con una “s” sola) è stata tutto fuorché felice e romantica, a partire proprio dal suo invidiatissimo matrimonio. Lo sapeva bene la stessa Romy Schneider che per uno strano scherzo del destino ebbe una vita altrettanto breve e infausta costellata da tradimenti, lutti, dipendenze e lo stesso logorante buio interiore del personaggio che l’aveva resa una star mondiale, motivo per il quale rifiutò clamorosamente di girare un quarto irreale capitolo della saga nonostante l’offerta di un cachet da capogiro. In questa minuziosa e appassionante biografia ripubblicata da TEA, Brigitte Hamann racconta con imparzialità e rigore la vera vita di una delle più grandi icone del XIX secolo, il ritratto inedito e sconvolgente di una donna inquieta e coraggiosa che non ha mai smesso di lottare per affermare la propria libertà e cercare, invano, il suo posto nel mondo. Scelta inaspettatamente come consorte dall’imperatore Francesco Giuseppe al posto della predestinata sorella maggiore Elena, la favola dell’allora quindicenne Elisabetta inizia e finisce il giorno stesso in cui arriva singhiozzando disperata nell’austera corte viennese, costretta a fare subito i conti con invidie e maldicenze di palazzo, rigidissimi protocolli dell’etichetta e una suocera virago, soffocante e dispotica, che diverrà di lì a poco la sua più acerrima nemica. A distanza di pochi giorni la giovane neoimperatrice inizia a manifestare i primi sintomi di malattie misteriose e inspiegabili di chiara natura psicosomatica che la perseguiteranno per il resto della sua vita ogni qual volta sarà costretta a fare ritorno nell’odiata Austria da uno dei suoi continui e interminabili viaggi “curativi”, vere e proprie fughe che divennero la sua principale arma di ribellione e protesta nei confronti di una gabbia dorata con regole e rituali talmente rigidi da impedirle persino di occuparsi della crescita e dell’ educazione dei suoi stessi figli. Neanche l’amore indiscusso del marito “Franz” (che tuttavia non era esente da scappatelle extraconiugali) riuscì a placare nel tempo la malinconica afflizione di Sissi, poiché oltre ad essere totalmente devoto alla madre Sofia, egli era un uomo razionale, pragmatico, plasmato da una rigida educazione militare e per questo incapace di capire il profondo malessere della consorte, così che si limitava a scusarla e ad accondiscendere a tutte le sue richieste divenute a poco a poco sempre più bizzarre e insistenti. Sì perché non tutti sanno che l’ingenua e spaurita ragazzina arrivata nell’austera reggia di Schönbrunn dalle montagne bavaresi si trasformò negli anni in una donna coraggiosa e spregiudicata, intelligente e coltissima (conosceva cinque lingue, era appassionata di filosofia, teatro, si cimentava in complesse traduzioni e scriveva poesie) consapevole del suo illimitato potere sull’illustre consorte, ammaliato ma al tempo stesso spaventato da un carattere così eccentrico e stravagante. Oltre alla depressione infatti, ella aveva ereditato dei disturbi psichici che si aggravarono drasticamente con l’infelicità matrimoniale e i gravissimi lutti familiari che continuavano a susseguirsi nella sua sfortunata esistenza, a partire da quelli dell’amato cugino omosessuale Ludovico II re di Baviera (sulla cui storia consiglio la visione del meraviglioso film di Luchino Visconti “Ludwig”) e dell’unico figlio maschio nonché erede al trono, Rodolfo, entrambi morti misteriosamente suicidi. Credeva fortemente nello spiritismo e nella magia, amava i diversi, visitava con assiduità manicomi e circhi perché morbosamente attratta da persone pazze o deformi, ma al tempo stesso concedeva la sua amicizia solo ed esclusivamente a ragazze avvenenti come lei! Fece del culto della sua proverbiale bellezza una vera e propria ragione di vita divenendo a tutti gli effetti un mito vivente imitato e invidiato in tutto il mondo. Dedicava ad esempio giornate intere a farsi curare e pettinare con rituali assai rigidi i capelli lunghissimi che arrivavano addirittura alle caviglie per un peso complessivo di 5kg, indossava corpetti strettissimi ai limiti dell’ asfissia per avere la vita più sottile d’ Occidente, primeggiava fra gli uomini nelle gare di equitazione e scherma e praticava incessantemente sport ed esercizi sfiancanti fino a diventare letteralmente anoressica (172cm di altezza per 45kg) poiché ossessionata dal peso e dalla magrezza. Dopo i quarant’anni infatti, le manie della già fragile imperatrice si aggravarono con la paranoia di invecchiare e diventare brutta; smise di farsi ritrarre in quadri e fotografie, rifuggiva con ansia la gente e gli sguardi, vestiva solo di nero nascondendosi costantemente dietro un ombrellino o un ventaglio. Asseriva di avere visioni mistiche durante le quali poteva vedere e parlare con i cari defunti; altre volte piombava senza preavviso in alberghi o case private esigendo di essere ospitata con tutto il suo cospicuo seguito, oppure pretendeva di uscire a cavallo o in barca nonostante il freddo e temporali incessanti, quasi come se volesse sfidare quella morte che evocava continuamente e che forse associava al raggiungimento di una pace che non era mai stata in grado di trovare su questa terra. Il destino dell’imperatrice Sissi, beffardo fino alla fine, si compie tragicamente sul lago di Ginevra il 10 settembre 1898 quando uno psicopatico anarchico italiano (fortunatamente arrestato e morto suicida in carcere dopo tanti anni) la pugnala a morte con una lima solo per lo sfizio di uccidere un nobile a caso dopo il mancato arrivo in città dell’erede al trono francese, vittima designata dell’attentato. Ho omesso volontariamente tanti aneddoti e dettagli per non guastarvi il piacere della lettura, ma spero di avervi incuriositi ad approfondire la storia emozionante e drammatica al tempo stesso di questa grande donna, femminista e “influencer” ante litteram, che non ha mai accettato di essere relegata al ruolo di moglie consorte, sfidando apertamente l’ istituzionalità solenne dell’ultimo antichissimo Impero d’Europa in nome di una propria, sofferta individualità. Da un punto di vista storico, possiamo certamente affermare che Elisabetta di Baviera non è stata la sovrana ideale per un regno che andava man mano sgretolandosi sotto i piedi della secolare dinastia asburgica, ma se ancora oggi resta uno dei personaggi più amati e iconici della storia moderna forse è proprio per questa sua controversa personalità, avanguardista e anticonformista come una vera diva, in grado di dettare mode e canoni estetici alternativi, ma anche fragile e paranoica come una qualsiasi donna comune, in balia di abissi e fantasmi che nessuno, come lei stessa ha scritto nella sua ultima poesia, seppe mai comprendere appieno: “Solitaria vago in questo mondo, alla gioia, alla vita da tempo ho volto le spalle, con nessuno condivido la mia vita. Mai nessuno mi ha capita”.