A Gaza le speranze di sopravvivenza a lungo termine dei civili si stanno riducendo drasticamente, è un massacro continuo
L’Idf caccia i palestinesi e spiana le torri a Gaza City. “Vadano a sud”. Trump: “Hamas liberi i rapiti, ce ne sono molti altri”. “Continuiamo”. E’ sintetizzata in un’unica parola di Israel Katz, l’intenzione di Israele di portare avanti la conquista di Gaza City radendola al suolo, un grattacielo dopo l’altro. Il ministro della Difesa israeliano ha accompagnato il messaggio a un video, che mostra il bombardamento dell’Idf che ha polverizzato la torre Al-Sussi di 15 piani. “Lì i terroristi avevano allestito postazioni di osservazione per monitorare le forze israeliane”, è l’accusa dell’esercito, rispedita al mittente dalle autorità governative di Hamas, secondo cui l’edificio ospitava solo civili.
La scelta per la popolazione rimane la stessa degli ultimi 23 mesi: scappare, come ordinato ancora una volta dalle forze israeliane, e raggiungere le cosiddette “zone umanitarie” nel sud della Striscia, oppure restare e morire. E allungare la scia di sangue che ormai sfiora i 70 mila morti dall’inizio della guerra, di cui almeno 20.000 sono bambini, secondo Save the Children che cita il conteggio del governo di Hamas.
Secondo l’ong, almeno un bimbo è morto ogni ora dall’inizio della guerra. Dei 20 mila “uccisi dalle forze israeliane”, almeno 1.009 avevano meno di un anno, e quasi la metà (450) di questi neonati è nata durate la guerra e a causa di essa è stata uccisa. Sono almeno 42.011 i bambini feriti, mentre secondo l’Onu almeno 21.000 i piccoli rimasti invalidi a vita.
A testimoniare l’orrore senza fine di Gaza sono le immagini dei corpi senza vita e dei feriti negli ospedali, insieme a quelle dei piccoli ridotti alla fame per una crisi umanitaria che la rinnovata campagna militare dell’Idf a nord non fa altro che esacerbare. “Ai residenti di Gaza City diciamo di approfittare di questa opportunità per trasferirvi senza indugio nella zona umanitaria e unirvi alle migliaia di persone che vi si sono già recate”, ha ribadito nelle scorse ore il portavoce dell’esercito Avihai Adraee. Ma nonostante siano state dichiarate zone sicure, quelle di Al-Mawasi e di Khan Yunis restano aree ripetutamente bombardate dalle forze israeliane, con decine di morti registrati ogni giorno.
L’unica speranza di sopravvivere per la popolazione civile è riposta in una soluzione diplomatica al conflitto che tuttavia resta lontana. Hamas si è detto pronto a un accordo globale per la fine della guerra e il rilascio di tutti gli ostaggi (secondo i media arabi avrebbe inviato una sua delegazione al Cairo per nuovi incontri), una posizione accolta con scetticismo dal governo di Netanyahu che non ha alcuna intenzione di fermare le operazioni militari per estirpare con la forza i miliziani dalla Striscia. Venerdì alla Casa Bianca, il presidente Donald Trump ha tuttavia rivelato che i negoziati con il gruppo palestinese “sono in fase molto avanzata”: “Abbiamo detto loro di lasciare uscire tutti gli ostaggi subito”. Altrimenti, “se la vedranno brutta, sarà orribile”, ha minacciato il tycoon.
Dei 251 israeliani rapiti durante l’attacco del 7 ottobre 2023, 47 si trovano ancora nelle mani di Hamas a Gaza. Di questi, si ritiene che almeno 25 siano morti. Ma secondo Trump, il numero potrebbe essere ancora più alto: “Credo che alcuni siano deceduti di recente, almeno da quello che ho sentito. Spero che non sia vero”, ha detto il presidente americano.
Parole che tagliano come coltelli, per le famiglie degli ostaggi scese in piazza insieme a migliaia di persone a Gerusalemme e in tutto Israele per l’ennesimo sabato di protesta contro il governo, per chiedere un accordo per il cessate il fuoco e la liberazione dei rapiti dopo oltre 700 giorni di prigionia. Secondo Merav Svirsky, sorella dell’ostaggio ucciso Itay Svirsky, una “bandiera nera” sventola sulla pianificata conquista di Gaza City: “Il governo israeliano prepara il terreno per il prossimo omicidio di ostaggi”, ha tuonato. “Questa non è teoria, è un avvertimento reale”.
(Fonte Ansa)