Cronaca

Bambino di 11 anni vittima di episodi di bullismo a sfondo razziale, una comunità è insorta al suo fianco

Un bambino di appena 11 anni, italo-africano, è stato vittima di un’aggressione razzista a Gioia del Colle, in provincia di Bari. La sua “colpa”? Essere nato con la pelle di un colore diverso. Durante la sua prima uscita da solo con gli amici, il piccolo è stato insultato, offeso e persino preso di mira con sputi in faccia e sulla sua bicicletta. Un gesto vile che segna non solo lui ma l’intera comunità. A denunciare l’accaduto è stata la madre, che ha trovato il coraggio di rendere pubblico il trauma del figlio sui social: “Non è la prima volta che viene bullizzato per il colore della sua pelle, ma questa volta si è oltrepassato il limite”. La donna ha raccontato il rientro del bambino, in lacrime, scosso al punto da vomitare per lo shock, la bici ricoperta di sputi e le parole “puzzi” gridate in faccia. Un’aggressione a tutti gli effetti.

Chi pensa che si tratti di “semplici scherzi” ignora volutamente la gravità di ciò che è accaduto: un undicenne è stato umiliato nella sua dignità. Non è bullismo generico, è razzismo puro. È una piaga che, se non affrontata, rischia di crescere e contaminare. Se bambini poco più grandi arrivano a compiere gesti simili, significa che qualcosa non funziona: nella scuola, nella famiglia, nella società.

Il sindaco Giovanni Mastrangelo ha espresso solidarietà e ha promesso di attivare i servizi sociali per indagare sulle radici di questa discriminazione. Bene, ma non basta. Le frasi di condanna istituzionale rischiano di restare solo parole se non seguono azioni concrete: educazione, sensibilizzazione, fermezza contro chi alimenta odio. Questo episodio deve scuotere le coscienze: non possiamo voltare la testa dall’altra parte, non possiamo consolarci con l’idea che sia un fatto isolato. Ogni volta che un bambino subisce violenza perché diverso, è tutta la comunità che fallisce. Gioia del Colle ha saputo stringersi intorno al piccolo, è vero ma il problema resta: ci sono ragazzini che a soli 12 o 13 anni sputano addosso a un coetaneo e lo insultano per la pelle.

Un bambino di 11 anni non dovrebbe mai piangere perché trattato come diverso e denigrato, anzi umiliato. Non dovrebbe mai avere paura di uscire di casa. L’indignazione non basta più. Servono responsabilità, prevenzione ed educazione. Basta a questa inciviltà primitiva.