Cronaca

In due hanno perso la vita per aver mangiato un panino che conteneva botulino, piano d’emergenza in Calabria e Sardegna

Morire per un panino, lo sconcerto è ancora grande per quello che è successo in Calabria, e mentre si cerca di salvare gli intossicati si indaga a fondo. Due morti per sospetta intossicazione da botulino. Un uomo di 52 anni è deceduto in seguito a un malore accusato dopo aver mangiato un panino con salsiccia e broccoli a Diamante (Cosenza). Altre 12 persone sono rimaste intossicate, tutte ricoverate presso l’ospedale Annunziata di Cosenza. Una donna di 38 anni è morta questa mattina all’ospedale Businco di Cagliari, da dove era stata trasferita dopo il ricovero al Brotzu, per intossicazione alimentare da botulino. Era in ospedale da fine luglio: con lei sono state ricoverate altre 7 persone. Salgono a 12 i casi di intossicazione alimentare da botulino. “Di questi 12 pazienti, 9 sono ricoverati nel reparto di Terapia intensiva e rianimazione e tre nel Pronto soccorso dell’ospedale Annunziata sotto controllo e monitoraggio continuo. Due i pazienti intubati, una donna di 44 anni e un ragazzo di 16 anni ma ci tengo a dire che nessuno è in condizioni gravi”. Così Vitaliano De Salazar, direttore generale dell’Azienda ospedaliera Annunziata di Cosenza fa il punto con i giornalisti sul cluster di intossicazione botulinica che si è verificato nelle ultime settimane sul lungomare di Diamante, dove tutte le vittime avrebbero acquistato presso un camioncino ambulante panini con broccoli. “Vista la sintomatologia – aggiunge De Salazar – si presume che abbiano mangiato tutti lo stesso cibo”.

“A seguito di due importanti cluster di intossicazione botulinica che si sono verificati nelle ultime settimane in Sardegna e Calabria, il Dipartimento della prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie del Ministero della Salute ha immediatamente attivato tutti i protocolli sanitari”. Lo sottolinea una nota del ministero della Salute.

La donna morta a Cagliari, in ospedale da fine luglio insieme ad altre 7 persone tra cui un bambino di 11 anni da 10 giorni ricoverato al Gemelli, aveva mangiato cibo messicano durante una festa, in particolare un taco con salsa messicana a base di avocado durante la Fiesta Latina di Monserrato, nella città metropolitana di Cagliari. La donna era stata tra i primi ad accusare i sintomi dell’intossicazione alimentare dopo aver assunto la salsa guacamole direttamente da uno ‘streeat food truck’, e per questo ricoverata nel reparto di rianimazione dell’Azienda ospedaliera Brotzu, insieme ad altre 4 persone (già tutti dimesse dalla Neurologia) e a un bambino di 11 anni, da dieci giorni ricoverato al Gemelli di Roma dove – da quanto apprende l’Adnkronos Salute – sarebbe stato già sottoposto a intervento per garantirgli una respirazione più stabile e ridurre i rischi associati alla ventilazione meccanica prolungata, come infezioni e difficoltà nutrizionali. Ma per lui non sembra esserci nessun miglioramento significativo e i tempi del ricovero si annunciano lunghi.

L’Istituto superiore di Sanità “mantiene un ruolo centrale sia per la conferma diagnostica sui pazienti che per l’analisi degli alimenti sospetti. Il Centro Antiveleni di Pavia, riferimento nazionale per il Ministero della Salute, ha centralizzato tutte le diagnosi in collaborazione con medici d’urgenza, neurologi e rianimatori. Gli antidoti salvavita sono stati prontamente distribuiti grazie alla collaborazione del Deposito CRI Militare di Cagliari; Marina Militare di Taranto; Guardia Costiera di Napoli e Ospedali San Camillo Forlanini – prosegue la nota – L’Italia dispone di una rete di stoccaggio distribuita su tutto il territorio nazionale per garantire interventi rapidi. Prefetture, Forze dell’ordine, servizi 118 con elisoccorso e Croce Rossa collaborano costantemente per assicurare la tempestività dei trattamenti. Le indagini sui casi vengono condotte dai servizi per l’igiene degli alimenti delle Asl/Ats locali, supportati dal Sistema di allerta alimentare del ministero della Salute”.

(Fonte Adnkronos)