Dopo quasi cinque anni di reclusione in Papua Nuova Guinea, il velista pescarese Carlo D’Attanasio è libero, la diplomazia italiana lo sta facendo rientrare in Italia. Condannato in primo grado a una pena detentiva di diciannove anni per riciclaggio di denaro, ieri la Corte d’Appello papuana lo ha assolto, disponendo la liberazione immediata. “Sono davvero felice, vi ringrazio tanto di aver avuto fiducia in me. Non smetterò mai di ringraziarvi di aver creduto in me e nella mia innocenza”, le sue prime parole all’Ansa. Ora si cerca di capire come D’Attanasio, le cui condizioni di salute sono gravissime a causa di una patologia oncologica al quarto stadio, dovrà rientrare in Italia. Nel 2019 lo skipper era alle prese con un giro del mondo in barca a vela.
Nel 2020 iniziarono i problemi, quando, in seguito allo schianto in Papua Nuova Guinea di un piccolo aereo e il ritrovamento di oltre 600 chilogrammi di cocaina, D’Attanasio fu considerato un corriere della droga, responsabile di aver portato lo stupefacente sull’isola, e, il 3 agosto, fu arrestato. L’accusa di traffico internazionale di stupefacenti divenne riciclaggio internazionale quando, alla fine del 2023, il pescarese fu condannato a 19 anni di reclusione. Accuse sempre contestate dai suoi legali, che hanno più volte parlato di processo indiziario e viziato da irregolarità. Poi il ricorso e, ieri, l’assoluzione con formula piena da parte della Corte d’Appello. Ad annunciarlo, stamani, è stato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. “Sono stato informato questa notte dal sottosegretario Giorgio Silli in missione nella regione e dall’ambasciatore Paolo Crudele – ha detto – che la Corte d’Appello della Papua Nuova Guinea ha assolto il connazionale Carlo D’Attanasio, disponendo la sua liberazione”.
La Farnesina, sottolinea il ministero, ha seguito “con attenzione il caso del nostro connazionale”. “Carlo D’Attanasio nell’anima è tornato a vivere perché la notizia dell’assoluzione con formula piena, con queste modalità, brilla come la stella più alta nel cielo del suo firmamento”, afferma il suo legale, l’avvocato Mario Antinucci, che aggiunge: “Confidiamo nell’intervento del binario diplomatico per trovare il modo migliore per far rientrare Carlo in Italia. Noi ci siamo messi a disposizione in tal senso, siamo pronti a farlo e lo faremo se nessuno prenderà l’iniziativa di aiutarlo. E’ una persona le cui condizioni di salute sono gravissime. Mi chiedo cosa ci sia da aspettare. D’Attanasio non può tornare in Italia prendendo un normale biglietto aereo. Parliamo di un volo di 18 ore e lui – osserva l’avvocato – necessita di un infermiere e di supporto medico”.
Lo skipper, al momento ricoverato in ospedale pubblico nella capitale Port Moresby, da tempo soffre di una patologia oncologica, “subentrata nel corso della reclusione, come dichiarato da un consulente medico”, riferisce il legale. Non a caso, negli ultimi anni si sono susseguiti gli appelli per ottenere il suo rimpatrio. Tra questi, quello della sua amica Carola Profeta, politica pescarese, che ha coinvolto il mondo politico e che, oltre ai contatti con la Farnesina, oggi ricorda come “una svolta ci fu quando Papa Francesco andò in Papua Nuova Guinea ed ebbe un colloquio con un altro italiano, che raccontò al Pontefice la storia di Carlo”.
(Fonte Ansa)