Parolin: “Riconoscere la Palestina non è prematuro”. Parigi apre la conferenza Onu sui due Stati: “Non c’è alternativa”. Il dossier di uno Stato palestinese, dopo l’accelerazione impressa dalla Francia sullo sfondo della catastrofe umanitaria a Gaza, è tornato con forza al centro del dibattito internazionale, riproponendo antiche divisioni. A spingere per il riconoscimento c’è anche la Santa Sede: “Non è prematuro, noi lo abbiamo già fatto”, ha sottolineato il cardinale Pietro Parolin, mentre a New York si è aperta la conferenza dell’Onu promossa da Parigi e Riad per spingere sulla soluzione dei due Stati, nonostante l’opposizione di Israele e Stati Uniti, che hanno boicottato l’appuntamento.
La conferenza dell’Onu, convocata a giugno ma poi rinviata per l’attacco israeliano all’Iran, mira a definire i parametri per una roadmap che conduca alla nascita di uno Stato palestinese, garantendo al contempo la sicurezza dello Stato ebraico. “Solo una soluzione politica a due Stati può soddisfare le legittime aspirazioni di israeliani e palestinesi a vivere in pace e sicurezza. Non c’è alternativa”, ha dichiarato il ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot nel suo intervento al Palazzo di Vetro, chiedendo “misure concrete”.
Parigi è capofila di questo percorso, dopo la svolta annunciata nei giorni scorsi da Emmanuel Macron: il riconoscimento della Palestina da parte della Francia, che verrà formalizzato a settembre all’Assemblea Generale. Sono nove i Paesi europei che hanno già compiuto questo passo. Per ultimi Norvegia, Irlanda e Spagna, per prendere le distanze dall’offensiva di Israele nella Striscia. In tutto il consesso Onu si contano già 147 Paesi su 193. Il Vaticano ha riconosciuto la Palestina nel 2015, nominandola come Stato per la prima volta in un trattato bilaterale.
“Per noi quella è la soluzione, cioè il riconoscimento dei due Stati che vivono vicino l’uno all’altro in autonomia e sicurezza”, ha ribadito il segretario di Stato Parolin a margine di un evento del Giubileo, rilanciando la necessità di “un dialogo tra le parti”. “Anche se – ha rilevato – la situazione in Cisgiordania rende tutto più difficile”: un evidente riferimento alle incessanti violenze dei coloni, che nelle ultime ore hanno preso di mira anche un villaggio cristiano. La posizione espressa da Parolin rispecchia una differenza di vedute rispetto all’Italia, che considera prematuro un sì allo Stato di Palestina. “Noi siamo a favore, non è una questione di sostanza ma di tempi”, ha spiegato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, mentre la premier Meloni nei giorni scorsi aveva definito l’iniziativa di Macron come potenzialmente “controproducente”.
La linea di Roma è che uno Stato palestinese va prima costruito, e soprattutto deve esserci un mutuo riconoscimento di Israele. E queste due condizioni per ora non ci sono. Alla luce di questo, le priorità sono “la tregua e l’assistenza umanitaria”, ha spiegato la sottosegretaria Maria Tripoli alla conferenza dell’Onu. Nel frattempo si moltiplicano i segnali di condanna per le “atrocità quotidiane contro il popolo palestinese a Gaza”: 58 ex ambasciatori dell’Ue in una lettera diretta ai vertici di Bruxelles chiedono “con urgenza a tutti i leader e i governi di agire contro le violazioni umanitarie e dei diritti umani da parte di Israele”. In precedenza 35 alti diplomatici italiani in pensione avevano scritto una lettera aperta a Meloni chiedendo il riconoscimento della Palestina.