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Mondiale per Club, Chelsea campione, il Psg insegna che la perfezione non esiste, Maresca eroe silenzioso

E alla fine vinse il Chelsea. Il campo sentenzia. Gli uomini di Maresca nella finalissima di New York battono – meritatamente – tre a zero il Paris Saint Germain. Un risultato maturato nel primo tempo. L’uomo copertina è Cole Palmer, autore di una doppietta e dell’assist per il terzo gol firmato Joao Pedro. Ma a sorprendere è l’incapacità della squadra francese a non riuscire mai a spezzare le linee dei blues. Dembelè e company sono apparsi prevedibili e imballati. Come se il grande meccanismo che governa quel grande automa che è il club parigino si fosse – per novanta minuti – inceppato. Per la prima volta in stagione, usando il linguaggio informatico: Error 404. E quindi, niente cinquina storica di trofei. Una sconfitta che, però, rappresenta soltanto un piccolissimo neo nella stagione dei francesi. Che rimane straordinaria. Ma che poteva essere leggendaria. Una sconfitta che serve a noi consumatori bulimici di questo sport e, soprattutto, a chi non riesce ad andare oltre il risultato, la normalità dell’imperfezione.

Il Chelsea la partita, anche per stessa ammissione del proprio allenatore, l’ha vinta nei primi dieci minuti. Pressing alto e imposizione del ritmo: queste le chiavi. Maresca, di cui non parliamo abbastanza, al suo primo anno sulla panchina londinese conclude la stagione con due trofei e la qualificazione in Champions. Eppure in Italia non ne parliamo abbastanza. Non rendendo merito al lavoro straordinario dell’ex centrocampista. Del quale l’ultimo ricordo che abbiamo in patria è la pessima stagione di Parma nel 2021. Dove, travolto dai risultati che non arrivavano, non riuscì mai a imporre il proprio credo calcistico. E così Enzo è andato sotto l’ala di Guardiola al Manchester City. Più che un’esperienza, un master. Avendo poi la propria opportunità sulla panchina del Leicester, riportando le Foxes in Premier League e guadagnandosi la chiamata del Chelsea, uno dei progetti più ambiziosi – e ricchi – d’Europa. Una scalata silenziosa ma trionfale. Che lo fa entrare di diritto nel prestigioso gotha di italiani che a Stamford Bridge hanno scritto, chi con i piedi e chi con le idee, la storia.

Il punteggio è stato impronosticabile. La grinta del Chelsea di difendere anche sul 3-0, esemplare. Gli olè dei tifosi venuti da Londra, non a caso, dominano l’audio già a metà secondo tempo. Il PSG è anestetizzato, nemmeno i cambi sono riusciti a dare un pò di brio. Il club parigini si affievolisce troppo facilmente. E nel finale di partita arriva anche il rosso a Joao Neves per una tirata di capelli a Cucurella. In due parole: apoteosi blues. Il Chelsea è la prima storica vincitrice del Mondiale per Club. Nonché primo club a riuscire nell’impresa di vincere tutte le competizioni Fifa e Uefa possibili.

Sì la rissa a fine partita l’abbiamo vista tutti. Ma che valore aggiunge alla cronaca della partita? Nessuno. Quindi, perché darne ampio spazio?. Manifesto di agonismo – che dimostra che in fondo non era solo calcio d’estate – sicuramente. Ma anche becera rappresentazione di questo sport, che nei novanta minuti precedenti ci ha mostrato come può regalarci titoli migliori. E per quanto riguarda la presenza di Trump ai festeggiamenti del Chelsea bastano le parole di Reece James: “Pensavo che Trump ci consegnasse il trofeo e andasse via. Invece è voluto rimanere lì con noi.” Insomma, calcio come ennesima vetrina per il tycoon di esibire il proprio ego e rendere anche la più mondana delle situazioni occasione di propaganda. Soprattutto se ci sono le telecamere di tutto il mondo. Ma la politica non è mia materia. Complimenti al Chelsea, complimenti a Enzo Maresca.

Il nuovo appuntamento è fissato tra quattro anni.