Cronaca

La testimonianza della fondatrice di Sottilpalcoancheio: “Vogliamo la possibilità di vivere i concerti come chiunque altro”

Disabili e Lucca Summer Festival, ancora questioni irrisolte, da anni. Certo le persone con disabilità possono entrare gratuitamente ai vari concerti, prenotando i biglietti, ma come cantava Lucio Dalla “qualcosa ancora qui non va”. Ecco il resoconto di un concerto di chi ha asistito dall’area destinata alle persone con disabilità pubblicato sui social che riprendiamo volentieri. La protagonista parla di una notte calda, di quelle che si appiccicano addosso e tolgono il respiro. Ma non è stato il caldo, né i soliti dolori a tenere sveglia la fondatrice della pagina Facebook “Sottoilpalcoancheio”. È stato un pensiero. Un ricordo che le ha riempito il cuore, di commozione ma anche di amarezza. Succede durante il concerto di Irama al Lucca Summer Festival di venerdì scorso. Accanto a lei, nel settore riservato alle persone con disabilità — un recinto che spesso limita più di quanto protegga — c’è una ragazzina di 13 anni. Vede poco, solo da molto vicino, ma ha occhi e cuore grandi. Gentile, educata, intelligente, simpatica. E con una passione sconfinata per Irama.

Nonostante la distanza dal palco, canta, balla, grida a squarciagola: “Irama the best singer of the world!”. Lui non può sentirla, ma lei non smette di provarci.
Poi, all’improvviso, si avvicina alla donna e scoppia a piangere.“Sono triste e molto dispiaciuta”, le confessa. “Perché?”, le chiede stupita. La risposta spiazza, commuove, insegna:“Eh… perché te non puoi ballare!”. “Lei che non riusciva a vedere il suo cantante preferito era triste e dispiaciuta perché io non potevo ballare – scrive sui social la fondatrice di “Sottoilpalcoancheio” – continuerò a battermi affinché tutti i settori e, nello special modo, il settore sotto al palco, possano diventare accessibili”. La pagina Facebook è nata per prmovuovere: “La massima espressione di libertà sarebbe lasciare libera la persona che assiste al concerto, firmando e sottoscrivendo uno scarico di responsabilità, di scegliere di stare nel settore che desidera. Che il recinto non sia un obbligo, ma una libera scelta”.

Una bambina che vede a fatica il suo idolo, ma era triste per chi, accanto a lei, non poteva muoversi liberamente. Piangeva di nuovo alla fine del concerto, quando chiedeva di poter vedere Irama da vicino, solo un attimo. Non chiedeva privilegi, solo la possibilità di vivere il concerto come chiunque altro. Di scegliere, un giorno, un posto sotto il palco.

“Non è colpa di Irama, ma solo degli organizzatori che dovrebbero iniziare a trattarci tutti allo stesso modo ed a pensare che anche chi vive una condizione di disabilità ha una gran voglia di partecipare ad un concerto dalla prima fila attaccata alla transenna”.

Perché basterebbe poco per regalare sogni uguali a tutti.