Trump apre “Alcatraz-Alligator”, un carcere che sarà più duro del suo famigerato e noto predecessore
Donald Trump continua a focalizzarzi sulla sua campagna anti migranti. Uno dei suoi punti cardine della sua politica protezionista (e populista) è sempre stato la chiusura della frontiera con il Messico e l’espulsione dei clandestini provenienti dal centro e Sud America. Fin dal suo insediamento, il Tycoon ha adottato provvedimenti draconiani, ben oltre il limite dell’umana decenza, contro una fetta di popolazione che, seppur non essendo regolare, contribuisce alla manodopera in tutti gli Stati Uniti svolgendo i lavori più umili che l’americano medio, seppur disoccupato e sommerso dai debiti, non si abbassa a fare.
Dalla costruzione del muro con il Messico , (balla da campagna elettorale mai realizzata) a esseri umani chiusi in gabbie fini alla ICE, vero e proprio braccio armato di Trump, che spadroneggia compiendo atti condannabili dal tribunale dell’AIA, il presidente degli Stati Uniti sembra essersi trasformato in un super cattivo da film di James Bond, nemmeno Norman Osborne (alias Green Goblin, la nemesi dell’uomo ragno) nel suo periodo in cui si è fatto eleggere sindaco di New York aveva acquisito un’aura di malvagità così intensa come Donald Trump in quest, ultimo anno.
L’ultima sua diavoleria? Alligator Alcatraz, e si, è così brutto come sembra.
Costruito nelle Everglades in Florida (la citazione a James Bond non è casuale, ci è passato di lì la spia britannica interpretata da Roger Moore in Vivi e Lascia Morire rischiando di venire divorata dai coccodrilli) Alligator Alcatraz altro non è che un aeroporto abbandonato riqualificato a prigione di massima sicurezza dall’ex avversario politico Ron DeSantis, un lavoro “eccezionale” a detta del Tycoon fatta in 8 giorni. Il principio è semplice, degno di un bambino di otto anni al quale viene chiesto di creare un’idea per una prigione: chiunque cercasse di scappare si troverebbe sbranato dagli alligatori, nella cui zona, le paludi delle Everglades appunto, vi è una sovrappopolazione preoccupante.
E chi ci mettiamo in una pista di jet dismessa riqualificata in otto giorni (quindi sicuramente non una struttura all’avanguardia) a carcere in un posto che potenzialmente avrebbe le carte in regola per far impallidire l’X-ray di Guantanamo ?
È ovvio, i nemici numero uno di Trump: gli immigrati clandestini in attesa di essere rimpatriati. Si parla di braccianti agricoli, madri, bambini e adolescenti. Trasferiti in una struttura degna del film Papillon e lasciati lì, in mezzo alle paludi e circondati da alligatori, in attesa di un rimpatrio che potrebbe avvenire dopo mesi. Gli scenari possibili sono molteplici e nessuno di essi si prospetta di successo. Al meglio la struttura non verrà mai aperta, al peggio tempo un anno potremmo ritrovarci davanti ad uno scenario uscito dalle peggiori fantasie distopiche, qualcosa degno di Mad Max di George Miller.
Commentando la pericolosità e la controversia della struttura, dal suo resort di Mar-A-Lago, Trump ha risposto quanto segue: “Non me ne frega niente, non è carino ma è così” e commentando la faccenda degli alligatori “Se corri a Zig zag puoi avere l’1% di probabilità in più di sopravvivere”
Questo è il presidente degli Stati Uniti, la patria della democrazia e della libertà fondata sul duro lavoro di immigrati da tutto il mondo, immigrati che Trump vorrebbe veder sbranati dai coccodrilli, la folla MAGA esulta, in barba al rischio di Default e alle altre piaghe sociali che stanno distruggendo il paese.
Chi se ne frega se fanno saltare le cervella ai nostri figli nelle scuole, chi se ne frega se la classe operaia è dipendente dagli oppiacei, non importa che l’Ozempic, farmaco per il diabete, stia scarseggiando perché se lo stanno iniettando i vip che vogliono rimanere in forma, men che meno che il rischio di essere uccisi in alcuni quartieri delle metropoli americane sia più alto che a Bagdhad nel 2003. Abbiamo l’Alligator Alcatraz, siamo al sicuro da quegli sporchi messicani che ci rubano lavori che non vogliamo fare.
Uno scenario che supera ampiamente la satira di South Park e Idiocracy, un modo di fare politica talmente oltre la demagogia e il populismo che necessiterebbe di un termine nuovo.
Fra narcisismo, offese e crimini contro l’umanità, Trump è la summa di tutto ciò che c’è di sbagliato nell’America , passato al tritacarne e plasmato sotto forma di un ricco rampollo, obeso, vecchio e dispotico che sta spadroneggiando come Ernst Stavro Blofeld della Spectre.