Gattuso si presenta come nuovo ct della nazionale: “Dobbiamo creare una famiglia per andare ai Mondiali”
Nazionale, inizia l’era Gattuso, stamani, 19 giugno, a Coverciano si è tenuta la prima conferenza stampa del nuovo commissario tecnico: “Dobbiamo qualificarci al Mondiale e non possiamo prescindere dal gruppo”. In seguito alla sconfitta contro la Norvegia, lo scorso 6 giugno, che ha complicato il cammino degli azzurri verso la qualificazione al Mondiale dell 2026, la Figc ha deciso di esonerare Luciano Spalletti. Al suo posto, dopo che Claudio Ranieri ha declinato l’offerta preferendo concentrarsi sul suo nuovo ruolo da senior advisor alla Roma, è stato nominato Gennaro Gattuso. L’ex centrocampista eroe del 2006, reduce dalla fresca esperienza in Croazia con l’Hajduk Spalato, avrà adesso l’arduo compito di risollevare le sorti azzurre, cercando di strappare il pass per la competizione iridata. Un obiettivo non negoziabile.
Nel giorno della sua presentazione, affiancato da Gabriele Gravina e Gianluigi Buffon, Gattuso si è mostrato con il volto serio, lo sguardo lucido, ma lo stesso fuoco negli occhi di quando rincorreva ogni pallone. “È un sogno che si realizza”, ha esordito. “Ma so bene che non sarà facile. Nella vita niente lo è. Abbiamo tanto da fare, tanto da costruire. Ma io e il mio staff crediamo di poter fare un grande lavoro”. Per lui, la sfida non è solo tecnica, ma emotiva: “Dobbiamo ridare entusiasmo, ritrovare quel senso di appartenenza che ha fatto grande l’Italia nel mondo. Coverciano deve tornare a essere una casa, non un luogo di passaggio. Chi viene qui deve farlo con il sorriso, con la voglia di sacrificarsi. La tecnica è importante, ma il gruppo lo è ancora di più”, queste le sue parole. Convinto del valore degli uomini che avrà a disposizione, Gattuso guarda oltre le statistiche: “Abbiamo 4 o 5 giocatori tra i primi dieci al mondo nei loro ruoli. Ma non bastano i nomi. Serve una squadra vera. Il talento c’è, va solo messo nelle condizioni di esprimersi”. Tuttavia, non manca nemmeno uno sguardo critico verso il sistema: “Il 68% dei giocatori in Serie A è straniero. Nei settori giovanili si lavora bene, ma dopo l’Under 19 si perdono. All’Hajduk ho fatto giocare ragazzi del 2005, 2006, 2007. Bisogna avere il coraggio di credere nei nostri giovani”. E parlando della sua evoluzione, sorprende: “Il Gattuso calciatore lo conoscete tutti. Ma oggi, uno come me in campo non lo metterei. Il calcio è cambiato. Ora mi piace studiarlo, parlarne, capirlo. I giocatori sono più professionisti, ma fanno fatica a fare gruppo. Il mio compito sarà entrare nella loro testa”.
Il suo staff è composto da uomini fidati: Bonucci, Prandelli, Zambrotta, Perrotta, Viscidi. “Gente di campo, di spogliatoio, con esperienza e valori”. L’idea, prima ancora che trasmettere idee tattiche, è di dover imprimere lo spirito di appartenenza che tanto aveva contraddistinto la nazionale azzurra nel suo glorioso passato. Il lavoro da Ct, lo sa, sarà fatto di incontri e osservazione. “Voglio vedere, parlare, capire. Senza invadere, ma stando vicino. E pretendo serietà: chi viene in Nazionale resta a Coverciano anche con un dolorino. Niente scuse. Solo così saremo credibili”. Sulla disciplina è chiaro: “Chi si allena con me, va a mille. Non farò il sergente, ma pretendo intensità. Il campo deve parlare. Solo lì si dimostra quanto ci tieni”. La voglia è quella di costruire un gruppo che dica noi, non io. Se tiriamo fuori entusiasmo e senso di appartenenza, possiamo fare qualcosa di grande”, ha ribadito Gattuso. La conferenza si è conclusa con una frase che è già una dichiarazione d’intenti: “La maglia azzurra pesa. Ma se la indossiamo col cuore, torna a volare”. Adesso la parola passa al campo.