Esteri

Tensione alle stelle tra Israele e Iran, mentre gli Usa di Trump sono sempre più un problema per il mondo altro che soluzione

La pace è sempre più lontana nel mondo, oltre all’Ucraina, al massacro di Gaza, e ad altre decine di conflitti sparsi nel pianeta, venti di guerra spirano tra Israele e Iran, mentre gli Usa di Trump hanno comportamenti sempre più equivoci. Sembrano parte del problema altro che la soluzione, in patria e all’estero.

Gli Usa intanto ordinano di evacuare personale dalle ambasciate: “Israele pronto a colpire l’Iran”. Coinvolte le sedi presenti in Iraq, Kuwait e Bahrain. Preoccupa il vicolo cieco dei negoziati con Teheran sul nucleare: si teme che Israele sia pronta a colpire i siti iraniani. Sullo sfondo — e in primo piano per gli israeliani — le discussioni tra Trump e il premier Benjamin Netanyahu, che lunedì nei 40 minuti di telefonata fa ha ancora cercato di convincere l’alleato della necessità di distruggere i centri atomici voluti dagli ayatollah. Così gli osservatori locali non escludono che il ritiro ordinato da Washington sia legato alla possibilità che il governo a Gerusalemme dia il via libera ai bombardieri di decollare. Bibi ha passato la giornata nell’aula di parlamento dove la crisi interna alla sua coalizione potrebbe interromperne i sedici anni al potere, di cui solo ventuno mesi all’opposizione.

La missione diplomatica iraniana alle Nazioni Unite rilancia le tensioni via social media e accusa gli Stati Uniti di «fomentare l’instabilità, armando gli aggressori e permettendo i crimini israeliani. Non hanno alcuna credibilità nel predicare la pace e la non-proliferazione». Poche ore dopo il presidente Masoud Pezeshkian proclama: «Non vogliamo produrre armi nucleari». Mentre l’Agenzia atomica dell’Onu avverte che Teheran «possiede abbastanza uranio impoverito per armare dieci testate ma ha bisogno di tempo per poterle realizzare».

Netanyahu considera fermare il programma nucleare iraniano come la missione esistenziale. Ed «esistenziale» definisce anche la guerra a Gaza ordinata dopo i massacri perpetrati da Hamas il 7 ottobre 2023 nei villaggi e nelle cittadine israeliane: i soldati hanno recuperato ieri i corpi di due rapiti. I palestinesi uccisi hanno raggiunto i 55 mila e continuano a emergere le immagini distopiche, ma è realtà della disperazione, dai centri di distribuzione del cibo gestiti da un’organizzazione americana: la folla sta ammassata sulle barriere di sabbia e dietro ai cancelli fino a un segnale che spinge tutti a correre nella polvere con in mano un sacchetto di plastica bianca. Secondo fonti palestinesi, una sessantina di persone è stata ammazzata vicino a uno dei punti, i portavoce dell’esercito rispondono che i soldati hanno sparato perché si sentivano minacciati. Srve dialogo nel mondo non altre guerre e semmai bisognerebbe iniziare a far cessare quelle esistenti. Violenza e ansia regnano sovrane e non è un bene, per nessuno.

 

(Fonte Corriere della Sera)