Cronaca

In Toscana dopo la legge sul “fine vita”, impugnata dal governo, il 17 maggio scorso c’è stato il primo caso

La storia della prima volta in Toscana di qualcuno che ha scelto di porre fine alla sua vita, grazie alla recvenbte normativa regionale. Il racconto, riportato dal Corriere Fiorentino, ha riaperto il dibattito sul “fine vita” e il cosiddetto suicidio assistito. In Toscana dunque c’è stato il primo caso di suicidio assistito dopo l’approvazione della legge regionale che regola modalità e tempi di somministrazione dei farmaci, poi impugnata dal governo a maggio. Il caso riguarda lo scrittore e musicista Daniele Pieroni, 64enne che da anni vive a Chiusi, che il 17 maggio scorso «ha potuto scegliere con lucidità e serenità di porre fine alla propria vita grazie alla sentenza 242/19 della Consulta e alla legge toscana», spiegano dall’associazione Luca Coscioni che ha seguito il caso di Daniele.
L’uomo, nato in Abruzzo, dopo 40 anni a Roma, si era ritirato nel senese. Dal 2008 era affetto dal morbo di Parkinson e per «una grave disfagia, era costretto a vivere con la Peg in funzione per 21 ore al giorno». Pieroni, che nella sua carriera vanta anche il «Premio Montale fuori di casa», nell’agosto 2023 contattò l’associazione Coscioni per ricevere informazioni sulla morte assistita volontaria e aveva contattato il numero Bianco dell’associazione Luca Coscioni per ricevere informazioni su come accedere alla morte volontaria assistita. Marco Cappato stesso gli aveva fornito subito tutte le indicazioni necessarie. E Daniele scelse di inviare la formale richiesta all’Asl Toscana Sud Est il 31 agosto. Il 22 aprile scorso, sulla base della legge regionale che da febbraio regola tempi e modalità della somministrazione, compreso l’obbligo delle Asl a fornire medici e materiali a chi ne ha diritto, è arrivata la risposta positiva dell’azienda sanitaria. A casa di Daniele è stato preparato il farmaco letale, che lui stesso si è autosomministrato il 17 maggio. Erano presenti due dottoresse e un medico legale dell’Asl, ma Felicetta Maltese, coordinatrice della cellula toscana dell’associazione Luca Coscioni, il suo fiduciario Leonardo Pinzi, le sue badanti e i familiari. «Alle 16:47 Daniele ha attivato il dispositivo a doppia pompa infusiva e alle 16:50 ha smesso di respirare, serenamente». «Il personale sanitario è stato esemplare, presente non solo sul piano professionale ma anche umano. È importante che la legge abbia funzionato e che l’Asl abbia rispettato i tempi con serietà e rispetto», commenta Maltese.

Dopo la sentenza del 2019, per il caso «Cappato-Dj Fabo», la Consulta ha stabilito i criteri del suicidio assistito, ammettendolo, ma invitando il Parlamento a legiferare sulla materia. Le Camere finora non l’hanno mai fatto, ma nel frattempo una circolare del ministero della Salute – emanata sotto Roberto Speranza e mai cancellata dall’attuale governo – ha dato ordine alle aziende sanitarie di definire la modalità operative dell’esercizio del diritto. Così la Regione Toscana ha febbraio si è fatta una sua legge per darsi queste regole. Ma il governo ha impugnato il testo di fronte alla Corte costituzionale e ora annuncia che metterà per la prima volta mano alla materia.

Nel calendario del Senato è previsto che un testo approdi il 17 luglio. La maggioranza sembra decisa a chiudere con una legge quello che è un tema sul quale la Corte costituzionale ha chiesto si adottino linee chiare e che, in mancanza di una norma nazionale, può essere oggetto di scelte diverse delle singole Regioni. Per questo, si sta cercando di accogliere i punti richiesti dalla Corte ma, spiega Maurizio Lupi, dando «grande importanza alle cure palliative». Un passaggio che convince la Cei («così si parte bene») e che Tajani rivendica: «Sul fine vita la maggioranza è unita. Il suicidio non è diritto. Ci sarà una legge». Frena però Salvini: «Andare avanti? Con calma…». Si parla anche della costituzione di un Comitato etico nazionale. E l’opposizione attacca: la maggioranza «irride il Parlamento».

(Fonte Corriere Fiorentino)