Per anni lo curano con creme, pomate e antinfiammatori ma aveva un tumore e muore, medico condannato dal Tribunale di Pistoia
Viene curato per due anni con creme e pomate ma aveva un tumore alla prostata e muore. I giudici del Tribunale di Pistoia hanno ritenuto responsabile l’urologo che lo aveva in cura e lo hanno condannato a risarcire agli eredi i danni per la sua errata diagnosi. La moglie e la figlia della vittima del grave errore medico avranno 350 mila euro di risarcimento danni più spese legali. Così ha deciso il giudice Matteo Marini del Tribunale di Pistoia al termine del processo di primo grado, nella sentenza pubblicata nei giorni scorsi. L’uomo nel 2014 aveva accusato dolori all’area pelvica e alla bassa schiena, ma nel corso delle due ecografie dell’11 novembre e 22 dicembre 2014, il dottore non rilevando nulla di anormale, aveva prescritto un medicinale (“Travocort” crema per uso locale mattina e sera). Nel corso dei mesi di giugno e novembre 2015, nonostante il peggioramento della disuria con dolore al fianco destro, l’urologo aveva tranquillizzato il paziente prescrivendo una terapia a base di antinfiammatori. Infine, 12 dicembre 2015, non migliorando lo stato di salute, il paziente si era rivolto ad altro specialista, che alla palpazione e alla lettura ecografica, aveva evidenziato “un’area di consistenza aumentata al margine sinistro” e, eseguiti ulteriori esami, veniva riscontrata l’esistenza di una neoplasia prostatica avanzata, non più operabile. La diagnosi era poi confermata il 23 dicembre 2015 mediante scintigrafia ossea total body con esito positivo e il 7 gennaio 2016. Pochi mesi dopo il paziente muore. Era ormai troppo tardi. Per i giudici l’uomo proprio per la diagnosi sbagliata, per le cure sbagliata e per non esseri potuto operare in tempo, ha perso la speranza di sopravvivere almeno 10 anni, se l’urologo si fosse accorto in tempo del tumore , che era particolarmente aggressivo. Da queste motivazioni, derivate da un perizia medico-legale disposta nel processo, il giudice è arrivato alla conclusione che l’unico responsabile del decesso anticipato è il medico e lo ha quindi condannato a risarcire i danni agli eredi.