Cronaca

Gli italiani sempre più ludopatici, i dati ufficiali e la storia di Lorenzo che ha perso al gioco oltre 1 milione di euro

In Italia si spende più per il gioco d’azzardo che per la sanità e l’istruzione messe insieme. Una cifra impressionante: circa 150 miliardi di euro nel solo 2023. Un numero che da solo racconta un paese dove la dipendenza dal gioco non è un’eccezione, ma una realtà quotidiana. Lo ha evidenziato l’organizzazione no-profit Vita, sottolineando come “più passano gli anni, più si gioca, più lo Stato incassa e più la società perde” (vdnews.it).
Dietro quei numeri ci sono storie vere. Storie come quella di Lorenzo. Ha 25 anni. Vive alle porte di Milano. E ha bruciato, in dieci anni, un milione di euro. Tutto iniziò come un gioco, con qualche moneta infilata nella slot del bar dei suoi genitori. Aveva solo 13 anni. Una curiosità come tante, che poi è diventata letteralmente una prigione.
Dava una mano nel locale di famiglia, frequentava la scuola, usciva con gli amici. Aveva una vita del tutto normale. Ma intanto il gioco prendeva spazio. Sempre di più. “Non mi accorgevo del tempo che passava”, racconta Lorenzo. “Mi accorgevo solo quando finivano i soldi”. La sua è una dipendenza che non si manifesta con crisi visibili. È una dipendenza silenziosa. “Ti senti normale. Pensi di avere il controllo. Ma stai solo cercando, ogni volta, di rivivere quel momento. Quello in cui stai per sapere se hai vinto o no. È lì che sei già dentro la trappola” (come riportato dal corriere.it).
Lorenzo cresce, lavora, si innamora, si sposa. Ma continua a giocare. Slot, gratta e vinci, scommesse online. I soldi spariscono. A casa iniziano a mancare le entrate. Gli affitti si accumulano. La moglie capisce che qualcosa non va. E prende in mano la situazione. Si rivolge alla Caritas Ambrosiana, entra in contatto con la Fondazione San Bernardino, cerca uno spiraglio di luce nel buio in cui il marito si sta consumando.
Oggi Lorenzo dice di aver smesso. Sono passate solo poche settimane. Non è ancora una certezza, ma è un inizio. Ha capito di dover chiedere aiuto. Sta prendendo contatto con un SerD per avviare un percorso terapeutico. Sta collaborando con la fondazione per ricostruire il quadro dei debiti e pianificare, se possibile, un rientro graduale. Ha intorno a sé persone che hanno deciso di non lasciarlo solo.
Lorenzo non è solo. Non lo è mai stato, anche quando si sentiva sommerso. La sua è la storia di tanti che cadono senza rumore, mentre intorno tutto sembra andare avanti come sempre. Ci si accorge tardi, spesso troppo tardi. Ma non è mai impossibile risalire. A volte basta qualcuno che tenda la mano. E che resti lì, finché non trovi finalmente, la forza per stringerla davvero.