Licenziata dalle Poste per aver aiutato un cliente: la corte d’Appello la fa reintegrare dopo 2 anni
Un incubo ad occhi aperti terminato solo nei giorni scorsi con la liberatoria sentenza della corte d’Appello di Firenze che ha disposto la sua reintegra sul posto di lavoro e un indennizzo: aveva infatti perso il posto di lavoro a tempo indeterminato, solo per aver «aiutato» un ciente. E in primo grado il Tribunale di Lucca aveva bocciato il suo ricorso.
Una dipendente delle Poste, di un ufficio della Versilia, aveva «forzato il sistema» per consentire a un cliente di effettuare un bonifico da 27 mila euro (sopra il limite previsto per una Postepay Evolution) in soccorso del fratello bloccato in Thailandia. I soldi erano di provenienza regolare e la dipendente, in assenza della direttrice che in quel periodo era in ferie, aveva deciso di accontentarlo, ma il mese dopo, nel luglio del 2023, era stata licenziata.
Lei aveva impugnato in Tribunale il provvedimento dell’azienda ma i gudici lucchesi avevano confermato il licenziamento. Le speranze di riavere il posto di lavoro a quel punto sembravano svanite. Ma sia lei sia il suo avvocato erano convinti di essere nel giusto, e si decide di proseguire il giudizio in secondo grado.In fondo aveva solo aiutato un cliente a venur fuori da una brutta situazione. Per questo riteneva di aver agito anche nell’interesse dell’azienda, pur ammettendo alcune violazioni procedurali delle quali non si era avveduta per la criticità del momento. Ma niente, fino a quel momento il buio. Ma dopo due anni di battaglie giudiziarie è tornato a splendere il sole nella sua vita.
I giudici della corte d’Appello di Firenze non concordano affatto con le decisioni dei colleghi di primo grado e ribaltano il verdetto. «È vero poi che non è stato dedotto e non è emerso alcun interesse personale della lavoratrice nell’operazione in questione né una illiceità di fondo. Il bonifico è stato effettuato, utilizzando somme del cliente, in favore dei destinatari dallo stesso indicati».
La sentenza di secondo grado è tutt’altra musica per le sue orecchie. «Non ha provocato nessun danno all’azienda, non lo ha fatto per interessi personali, non ha violato leggi ma solo criteri aziendali, e anzi ha soddisfatto una esigenza urgente e delicata di un cliente».
Queste le decisioni dei giudici Baraschi, Tarquini e Carlucci della corte d’Appello di Firenze. Reintegro immediato e 12 mensilità di indennizzo.
(Fonte Corriere Fiorentino)