Conflitto in Ucraina e il massacro di Gaza, il punto della situazione attuale mentre si continua a morire
Sul conflitto in Ucraina intervengono Trump e l’Ue, ma sul massacro in corso a Gaza si cerca il dialogo, si cerca la pace ma con toni molto più bassi e decisamente pi dimessi. E intanto si continua a morire, senza senso. A Gaza siamo al massacro. Il punto della situazione.
Ucraina.
Trump spiazzato: «Putin è impazzito, la smetta con gli attacchi». Poi critica Zelensky. Ai giornalisti che lo aspettavano alla Casa Bianca ha dichiarato: «Non mi piace quello che sta facendo Putin. Siamo nel mezzo dei colloqui e lui lancia missili contro Kiev e altre città. Lo conosco da molto tempo e siamo sempre andati d’accordo. Sono sorpreso, molto sorpreso».
Poi è intervenuto su Truth, inasprendo i toni: «A Putin è successo qualcosa, è assolutamente impazzito! Se vuole conquistare tutta l’Ucraina, questo porterà alla caduta della Russia!». Trump ha criticato anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dicendo che non stava «facendo favori al suo paese parlando come fa». Tutto ciò «che esce dalla sua bocca causa problemi, non mi piace, ed è meglio che si fermi».
Gaza.
Dall’inizio del conflitto a Gaza, dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, le vittime palestinesi stimate sono tra le 53.000 e le 62.000 (considerando i dispersi), oltre la metà delle quali bambini e minorenni, e 1.139 i morti israeliani. E il governo Israeliano continua a massacrare i palestinesi. Sono almeno 33 i morti nel bombardamento israeliano di una scuola a Gaza utilizzata come rifugio da sfollati. Nella notte ci sono stati raid anche su altri obiettivo, il bilancio ancora provvisorio è di 38 morti e diverse decine di feriti.
Trump: colloqui per porre fine a Gaza al più presto.
Gli Stati uniti stanno conducendo colloqui con Israele per porre fine alla guerra a Gaza «il più rapidamente possibile». Lo ha dichiarato il presidente Usa Donald Trump. «Con Hamas a Gaza, vogliamo vedere se possiamo fermare tutto questo», ha dichiarato Trump. «E con Israele, abbiamo parlato con loro per capire se possiamo chiudere questa situazione il prima possibile». Il presidente Usa ha detto di non «sapere se vi darò notizie buone o cattive nei prossimi due giorni, ma ho la sensazione che potrebbe essere qualcosa di buono».
Le proposte interne a Israele di chi la pensa diversamente da Benjamin Netanyahu.
Summit Gerusalemme: «Solo pace può evitare nuovo 7/10». La pace tra israeliani e palestinesi non è una chimera né un’utopia infantile ma è l’unico modo per evitare che ci sia un nuovo 7 ottobre, con il suo corollario di dolore, violenza e massacri. È la convinzione di Mika Almog, Maya Savir e May Pundak, le tre attiviste che hanno dato vita al People’s Peace Summit in corso oggi e domani a Gerusalemme sotto gli auspici della coalizione di associazioni `It’s Time´. Le tre donne, intervistate da Haaretz, sono in un certo senso delle predestinate: sono le dirette discendenti di quel manipolo di uomini – Shimon Peres, Uri Savir e Ron Pundak – che all’inizio degli anni ’90 giocarono un ruolo cruciale nei negoziati per gli Accordi di Oslo. L’opportunità, mancata, per mettere fine al conflitto tra i due popoli. Trent’anni dopo, davanti allo scenario di morte in Medio Oriente, con il massacro di Hamas in Israele e la feroce guerra scatenata da Tel Aviv a Gaza, l’idea di giungere a una pace sembra follia e anche solo a nominarla si viene «ridicolizzati, sminuiti o etichettati come traditori», ha sottolineato la nipote del premio Nobel per la Pace Peres. Invece, proprio per rilanciare una prospettiva in cui credono, le tre attiviste hanno organizzato una due giorni a Gerusalemme, coinvolgendo decine di organizzazioni e oratori, israeliani, arabi e palestinesi. Oggi il programma è incentrato su attività culturali in giro per la città, mentre domani si terrà l’evento principale all’International Convention Center, una scelta deliberata per riappropriarsi di un luogo di recente usato come palcoscenico da coloni ed estrema destra. Guardando al futuro, la convinzione delle organizzatrici è chiara: «Non possiamo più affermare che il conflitto possa essere semplicemente `gestito´. Perché il 7 ottobre è esattamente ciò che accade quando non c’è pace. E l’unico modo per impedire un altro 7 ottobre è la pace», ha sottolineato Pundak, figlia dello storico e giornalista israeliano che svolse un ruolo importante nell’avvio del processo di pace di Oslo nel 1993 e fece parte del gruppo centrale dietro l’Iniziativa di Ginevra. «Siamo fiduciose e ottimiste, ma anche pragmatiche», ha aggiunto. «Vogliamo che i nostri figli vivano. E l’unico modo per garantirlo è la sicurezza reciproca. L’alternativa – questo ciclo infinito di morte e distruzione – non è più un’opzione».
(Fonte Corriere della Sera)