Polvere di stelle

Fra metallo e anima: il cinema di Shin’Ya Tsukamoto, che alcuni definiscono il “Lynch giapponese”

Il 2025 è un anno speciale per gli amanti del cinema, infatti per la prima volta in assoluto, con una distribuzione capillare grazie a Minerva pictures, Rarovideo e Cat People verranno proiettati al cinema i capolavori del regista Tsukamoto Shin’Ya. Da alcuni definito il Lynch giapponese, Tsukamoto, classe 1960 è uno dei pochi cineasti al mondo che sanno coniugare libertà artistica totale ad una qualità stilistica e narrativa senza pari. L’ultimo grande regista Underground vivente. La sua carriera lavorativa , o meglio dove si guadagna il pane, è da sempre nel mondo della pubblicità ma è per i suoi prodotti cinematografici senza compromessi che noi lo conosciamo. Tsukamoto fin dai suoi primi passi ha saputo coniugare il Body Horror di David Cronenberg (lui stesso si definì figlio di Cronenberg) alle tematiche Cyberpunk di uomo contro la società e lo spazio urbano sempre opprimente e soffocante. Una lotta che si trasforma in una lotta dell’anima, del cuore.
<> una delle poche frasi nel capolavoro Underground Tetsuo – The Iron man, il film d’esordio di Tsukamoto Shin’Ya. Girato in un metallico bianco e nero con un cast di sole tre persone e una crew ridotta all’osso, Tetsuo vede un impiegato (interpretato dall’attore di culto Tomorowo Taniguchi) affetto da una malattia (o una maledizione?) che trasforma gradualmente il suo corpo in una massa di metallo. La mutazione lo porterà a scontrarsi con un suo rivale (interpretato dallo stesso Tsukamoto) arrivando ad una fusione dei due in un singolo essere, un Juggernaut pronto a demolire il mondo, identificato come una infinita metropoli opprimente. Erotismo, violenza, orrore si fondono in 75 minuti di montaggio frenetico, serrato e nevrotico a ritmo della colonna sonora Industrial di Chu Ishikawa, che diventerà storico collaboratore di Tsukamoto nelle sue prossime pellicole. Tetsuo – the iron man diventerà un vero e proprio cult Underground grazie anche a Cose (Mai) Viste di Enrico Ghezzi, suo principale promotore in Italia ed Europa . Dopo Tetsuo arrivano Hiruko – The Goblin, teen horror, unica prova nel cinema commerciale di Tsukamoto, e il sequel (ma forse è meglio dire un’evoluzione del primo) Tetsuo Body Hammer, partendo dalle stesse premesse del primo la storia viene ampliata anche grazie ad un maggiore budget . Non più due individui soli in rivalità ma un’intera setta di culturisti guidati da Yatsu (sempre Tsukamoto) pronti alla rivolta, attendendo il risveglio di Tomorowo Taniguchi (sempre nel ruolo di protagonista) e demolire una società. Dopo Body Hammer si chiude la prima fase del cinema di Tsukamoto (che contano i cortometraggi Phantom of Regular Size e Le avventure del ragazzo del palo elettrico) , quella più ruvida, esteticamente più anarchica e furiosa. In seguito, dal 95 al 2004 Tsukamoto sforna con regolarità un capolavoro dietro l’altro collaborando in veste di attore anche in altri film (vale la pena ricordare Marebito di Shimizu e Ichi the Killer di Miike). Abbiamo Tokyo Fist dove la furia verso la società/metropoli si concretizza nel body piercing e nel pugilato con una brutale e continua lacerazione di carni a suon di pugni che risuonano come presse idrauliche, Bullet Ballet (il preferito di chi scrive) cupo Noir dove un mite pubblicitario in depressione lega la sua vita a quella di un gruppo di giovani teppisti, il dramma in costume Gemini (con il mitico Tadanobu Asano in un ruolo d’eccezione) e l’erotico A Snake of June, tratto da un romanzo dello stesso Tsukamoto (un serpente di Giugno tradotto da Francesco Vitucci edito da Marsilio Editore) dove un perverso gioco di nun Voyeur spinge una coppia sterile ed a affettiva ad affrontare i propri desideri intimi, fino allo struggente Vital, storia di uno studente di medicina affetto da amnesia (un clamoroso Tadanobu Asano) che recupera i propri ricordi eseguendo un’autopsia su un corpo durante una lezione di anatomia.
L’anno successivo esce il mediometraggio Haze, storia di un uomo chiuso in una scatola stretta nelle profondità di un complesso di tunnel claustrofobici, una prova registica apparentemente horror che diventerà una riflessione sulla depressione e sul suicidio.
La terza fase del cinema di Tsukamoto arriva nel 2006 con Nightmare Detective (un’odissea nella psiche umana mascherata da thriller soprannaturale) unico film a essere stato doppiato in italiano di tutta la sua filmografia, seguito dal non meno splendido Nightmare detective 2 , ancora inedito in home video e reperibile solo grazie a Cose (Mai) viste (di raro è stato proposto) o ad edizioni oltrealpe (chi scrive lo ha in giapponese con sottotitoli in tedesco).
È il 2009 quando Tsukamoto, reduce da una collaborazione con Hideo Kojima, dove in GUNS OF THE PATRIOTS presta la voce e influisce sullo sviluppo del personaggio di Vam, torna alla mostra del cinema di Venezia con il terzo capitolo di Tetsuo: The Bullet Man (leggenda dice su pressante volere di Tarantino) . Un’ulteriore variazione su tema, con un cast internazionale (l’attore di culto Tomorowo Taniguchi appare in un cameo) The Bullet man non solo vanta una delle scene di distruzione piu iconiche e poetiche mai viste dai tempi di Akira di Otomo Katsuhiro (altro simbolo della contro cultura Cyberpunk) e una colonna sonora nata dalla collaborazione d’eccezione fra Chu Ishikawa e Trent Reznor dei Nine Inch Nail ma è una sublimazione di quello che è stato Tsukamoto fino a quel momento. Un punto di chiusura di tre fasi distinte in cui la furia e la rabbia vengono di volta in volta interiorizzate. Il Dopo the Bullet man, dopo l’esplosione finale e liberatoria in cui l’uomo vince sulla metropoli vede uno Tsukamoto piu maturo e riflessivo, seppur sempre con il suo stile registico unico, vertiginoso e serrato. Abbiamo Kotoko, dramma doloroso di una giovane madre autolesionista, Nobi (fires on the plain, remake dell’omonimo film di Kon Ichikawa tratto dall’omonimo romanzo di Shohei Ooka) che narra l’allucinante viaggio senza meta di un militare a fine seconda guerra mondiale fra solitudine, massacri, cannibalismo e follia, un intimo Apocalypse now! che in alcune scene ricorda il crudele Va e Vedi di Klimov, e infine il dramma in costume Zan (Killing) ambientato durante il periodo Edo. Tsukamoto a 65 anni non ha sbagliato un colpo, ogni suo film è una perla che rasenta la perfezione ed è ancor più speciale per il suo carattere esoterico, un cinema nascosto, sotterraneo e intenso come un amplesso clandestino. E in occasione dell’uscita di Hokage, ultima fatica del regista, finalmente le sale italiane rendono omaggio ad un regista che l’Italia stessa ha permesso di diventare un fenomeno culturale internazionale influenzando tanti registi della nuova generazione (Titane e The substance prendono a piene mani da Tsukamoto e qualcosina si può intravvedere anche in Saltburn) portando nelle sale italiane alcuno dei capolavori sopracitati fra cui i Tetsuo, Kotoko, Vital, Tokyo Fist, Zan, Bullet Ballet per poi arrivare a Hokage. Un esperienza sensoriale unica dopo la quale il cinema per voi non sarà più lo stesso.
Per citare Enrico Ghezzi “Tsukamoto non fa film come se si trattasse di un lavoro ma del suo Destino”