“Cercasi giovane barista” ma erano appuntamenti per sesso a pagamento, coinvolte anche minorenni
«Cercavo un lavoro come barista, mi chiamò e mi chiese un rapporto sessuale. Pagavano fino a 500 euro». A Torino 4 indagati per incontri anche con ragazze minorenni. Negli atti della Procura oltre venti incontri a pagamento. I pm: «Soggetti molto più anziani delle persone offese, mossi unicamente dall’impulso sessuale verso le ragazze». Sono oltre venti — e dai racconti delle parti offese potrebbero essere molti di più — gli incontri sessuali a pagamento tra ragazze minorenni e uomini adulti contestati nell’inchiesta della polizia e coordinata dai pubblici ministeri Giovanni Caspani e Davide Pretti. Per questo, quattro persone sono indagate per atti sessuali con minori, appunto; con tre parti offese, giovani che all’epoca dei fatti avevano 16 e 17 anni, due italiane e una di origine straniera.
Spesso, tutto iniziava con la pubblicazione on line di un’inserzione per la ricerca di un lavoro, una volta come barista, o rispondendo alla domanda per fare pulizie; poi però finiva sempre nello stesso modo: «La prima volta ci siamo incontrati in un bar — racconta agli investigatori una delle ragazze — abbiamo parlato e, dopo aver accennato al lavoro, mi ha fatto delle proposte per dei rapporti sessuali». Alle quali seguiva un «no», ma c’era chi insisteva, approfittando di un momento di difficoltà e di fragilità delle vittime e, va da sé, della minore età.
Atteggiamento che aveva convinto la Procura a chiedere le misure cautelari al gip: «Si tratta di soggetti molto più anziani delle persone offese — scrivono i pm — mossi unicamente dall’impulso sessuale verso ragazze, con comportamenti tendenti quindi alla ripetizione nel tempo». Addirittura, «dalle indagini è emerso» come uno degli indagati, imprenditore sui cinquant’anni, ricercasse «in modo continuativo, quasi spasmodico, rapporti sessuali con minorenni, arrivando a cercare di indurre alla prostituzione» una minore di sua conoscenza. Un quadro non del tutto condiviso dal gip — se non in punto di gravi indizi, nella mancanza del pericolo di reiterazione del reato — che ha concesso solo un obbligo di firma, per l’imprenditore, di fronte alla richiesta della custodia cautelare in carcere (per lui) e dei domiciliari per gli altri tre indagati.
Il contatto con l’uomo d’affari scatta quando lui scrive su whatsapp: la giovane aveva pubblicato un annuncio per un posto da barista, con foto e numero di telefono. «Mi chiamò e mi chiese un rapporto sessuale», riferisce la vittima ai poliziotti, a novembre dello scorso anno. «Lui cercava di convincermi che ci stessimo frequentando», così si rivedono in un bar vicino a Porta Nuova: «Quello stesso giorno siamo andati nel suo ufficio, in un palazzo prestigioso, e ci siamo soltanto baciati. E mi diede 20 euro». Che poi diventeranno, a seconda dei casi e delle ragazze, 50, 80, 250, 500, con incontri che avvenivano anche con due ragazze. Appuntamenti e luoghi saltati fuori dalle intercettazioni e confermati dagli appostamenti degli investigatori. «Io ho intuito che lui facesse l’imprenditore e che fosse milionario», racconta ancora la giovane. «Lo faccio per soldi», diceva lei a un’amica, anche se poi lo scenario pare essere più complesso e complicato. Tra problemi personali, fragilità, non necessariamente economiche: «Il vecchio cellulare non ce l’ho più, da agosto ho l’Iphone 15 che mi hanno comprato i miei».
(Fonte Corriere della Sera)