Stragi naziste, i familiari delle vittime dovranno attendere i tempi del Mef per i risarcimenti
Il Tar di Firenze dice no al risarcimento diretto per le stragi naziste. Lo scorso anno il Tribunale di Firenze li aveva ammessi al fondo di garanzia del Mef, che risarcisce i familiari delle vittime di stragi nazi-fasciste, compiute ai danni di cittadini italiani, per circa 780 mila euro, ma trascorsi 180 giorni dalla sentenza del 2024 non avevano ricevuto niente. A quel punto avevano deciso di rivolgersi al Tar per chiedere l’ottemperanza della sentenza dei giudici fiorentini, che però è stata negata.
È la prima volta che una causa di risarcimento per le stragi naziste finisce sul tavolo del Tar della Toscana. I familiari dovranno attendere ancora. Si tratta dei figli di una delle vittime dell’eccidio di Crespino sul Lamone del luglio del 1944, rispettivamente di 93, 85 e 83 anni, che hanno scoperto grazie alla sentenza del Tar di Firenze di essere stati ammessi al fondo ministeriale e di essere in graduatoria. Il Mef infatti non ha l’obbligo di avvisare nessuno, ma nel processo l’avvocatura dello Stato che difende il dicastero ha prodotto atti ufficiali riguardanti il loro caso. E questa è l’unica buona notizia per i familiari che è venuta fuori dalla sentenza del Tar, che nel merito ha respinto il ricorso.
Per accelerare i tempi di pagamento, visto che il Mef è in ritardo, nonostante sentenze passate in giudicato, i familiari dell’uomo ucciso il 17 luglio del 1944 sul greto del Lamone, avevano deciso di provare a chiedere alla giustizia amministrativa di «imporre» al Mef il pagamento delle cifre della sentenza del Tribunale civile fiorentino del 2024, ma tale decisione ammette i familiari al fondo ministeriale senza però condannare espressamente il ministero al pagamento. Tale «imprecisione» è bastata a far rigettare il ricorso. Ora dovranno attendere l’ordine cronologico ministeriale per avere le somme che gli spettano.
L’eccidio:
La strage di Marradi, anzi di Crespino sul Lamone, la frazione teatro di questa ennesima scia di sangue, è una delle tante, che tornano alla luce adesso grazie ai processi, compiute dalle truppe nazifasciste in ritirata verso la linea Gotica. I fatti si dipanano tra il 15 e il 18 luglio 1944 e portano alla fucilazione di 42 civili, tutti abitanti del paese e delle campagne circostanti.
L’innesco è, appunto il 15 luglio, l’uccisione di un soldato tedesco, a cui è seguita il 17 la perquisizione dei luoghi e da parte del «3 Polizei-Freiwilligen-Bataillon Italien», un reparto misto di soldati italiani, reclutati fra i reduci fascisti della Milizia, e di ufficiali e sottufficiali tedeschi. Lo stesso reparto si era già reso responsabile il 13 e 14 giugno della strage di Niccioleta, in alta Maremma, comune di Marittima, 83 vittime, in prevalenza minatori.
A Crespino sul Lamone, il 17 luglio i soldati nazifascisti diventano bersaglio di un gruppo armato non inquadrato in alcuna formazione partigiana, che uccide uno dei tedeschi, mentre un altro riesce a fuggire e ad informare i commilitoni. La rappresaglia è feroce e immediata: 28 persone rastrellate lì per lì vengono uccise a colpi di mitragliatrice, compreso l’anziano parroco, don Fortunato Trioschi, l’ultimo a essere fucilato.
Passati per le armi anche i contadini che furono trovati lungo la strada mentre stavano mietendo il grano. Altri 13 saranno massacrati il giorno dopo nelle località di Fantino e Lozzole. Erano tutti uomini, le donne furono risparmiate.
(Fonte Corriere Fiorentino