Cronaca

“Sto male non posso lavorare”, ma faceva gare ufficiali di mountain bike, licenziato dall’azienda

Grosseto, impugna il licenziamento per troppe assenze: «Ho male al cuore». Il giudice lo condanna elencandogli tutte le gare di mountain bike a cui ha partecipato (e vinto).Lavorava da 24 anni nell’azienda di Grosseto ed era diventato responsabile della qualità, aveva fatto carriera, ma poi qualcosa ha iniziato a non funzionare, e nel luglio del 2023 è stato licenziato dopo molteplici contestazioni.

Già dal 2012 in realtà i rapporti con la società avevano iniziato a incrinarsi, fondamentalmente per una serie di lunghe assenze con diverse motivazioni: «Non sto bene, il cuore fa i capricci, mi devo operare», ma alla fine si è scoperto che in realtà partecipava a gare agonistiche di mountain bike e in tutta Italia.

I suoi capi, infatti, negli anni lo avevano redarguito verbalmente e per iscritto, con alcuni provvedimenti disciplinari, prima di arrivare a licenziarlo, perché si erano insospettiti proprio per le sue troppe assenze, e soprattutto per le varie giustificazioni addotte di volta in volta, mettendo in mezzo motivi di salute anche gravi. Nel processo che si è concluso nei giorni, scorsi con la sentenza del Tribunale di Grosseto è venuto fuori di tutto, e i sospetti dell’azienda si sono rivelati più che fondati, andando ben al di là di quello che si immaginavano all’inizio i vertici aziendali.

L’uomo aveva impugnato il licenziamento, chiedendo di essere reintegrato di essere indennizzato per i mesi in cui non aveva potuto lavorare, e chiedendo anche 50 mila euro di danni per mobbing. Ma in aula le cose non sono andate affatto come sperava e il procedimento giudiziario si è rivelato un boomerang.

I giudici nel rigettare in toto le sue richieste, condannandolo anche a 3.500 euro di spese legali, hanno ricostruito di fronte a lui per filo e per segno l’intera vicenda e in particolare l’incredibile sequenza di eventi alla base del suo licenziamento, con una lista di gare ufficiali, date e piazzamenti, da fare invidia a un almanacco sportivo.

In aula è venuto fuori innanzitutto che il lavoratore non ha mai riferito al datore di lavoro di svolgere attività fisica intensa e di partecipare a competizioni ciclistiche, circostanza che la società ha scoperto in corso d’opera e che è stata ampiamente dimostrata nel processo.

Durante i suoi lunghi periodi di malattia, infatti, sempre stando al resoconto processuale, l’uomo ha svolto attività agonistica partecipando con successo a numerose e impegnative gare ciclistiche di mountain bike, classificandosi pure ai primi posti della sua categoria (tra cui la Gran Fondo dell’Argentario in data tra marzo e aprile del 2022, la Marathon Monti Lucretili a maggio del 2022, la Soriano Extreme a giugno del 2022 e la Gran Fondo Est Est Est a luglio del 2022 ed altre).

«La partecipazione a tali competizioni, e i risultati sportivi raggiunti, devono far ritenere che l’uomo si è costantemente sottoposto a regolari ed intensivi allenamenti quotidiani». Lo svolgimento di tali attività sportive, che necessitano per loro natura di un costante impegno psicofisico, ha dimostrato, per il giudice, la piena capacità di svolgere le attività lavorative da cui, invece, si era astenuto con tutte quelle assenze, divenute quindi del tutto ingiustificate.

Inevitabile da tali premesse la conclusione a cui è giunto il giudice Giuseppe Grosso del Tribunale di Grosseto: «Il licenziamento è stato legittimamente intimato». Tale comportamento, infatti, costituisce grave violazione degli obblighi contrattuali, minando irrimediabilmente il rapporto fiduciario tra il dipendente e il datore di lavoro. Anche le richieste risarcitorie per mobbing sono state giudicate infondate. Le amate gare ciclistiche gli sono costate il posto di lavoro.

 

 

(Fonte Corriere Fiorentino)