Va dal ginecologo per la menopausa ma dopo mesi di terapia sbagliata muore a 58 anni, i familiari avranno 1,4 milioni di euro di risarcimento danni
Va dal ginecologo per curarsi alcuni sgradevoli effetti collaterali della menopausa ma dopo due anni di cure sbagliate muore per una trombosi. I fatti risalgono al 2016 quando la 60enne è deceduta all’interno di una casa di cura di Varese per “trombo embolia polmonare bilaterale”. I familiari della donna hanno fatto causa ai medici e alla struttura sanitaria, tramite gli avvocati Mauro Cappella e Mara Sosio, per sospetti di colpa medica, e nei giorni scorsi il Tribunale di Varese nella sentenza di primo grado ha stabilito un maxi risarcimento da 1 milione e 400 mila euro per i danni subiti, ritenendo responsabili del decesso i due medici e la clinica. La donna si era rivolta prima al medico curante e successivamente al ginecologo di fiducia che in una clinica cittadina l’avevano sottoposta, a partire dal 2014, e fino al momento del decesso, a terapia ormonale sostitutiva (Tos) ma nel processo è emerso che soffriva di anemia e piastrinosi. Un binomio estremamente pericoloso. Il giudice Marta Maria Recalcati del Tribunale di Varese dopo aver disposto una perizia pedico-legale è arrivata alla conclusione che esistessero gli estremi per condannare i due medici e la casa di cura per responsabilità extracontrattuale, perché le cure somministrate non erano compatibili con lo stato di salute della donna. In pratica l’associazione tra l’assunzione di alcuni farmaci somministrati alla donna e la piastrinosi di cui soffriva, e che era già emersa fin da subito, rappresentava un concreto aumento del rischio di trombosi; perciò, considerata l’età, il perdurare dell’anemia e la concomitanza di una piastrinosi, sarebbe stato imperativo sospendere la Tos, almeno dall’ottobre 2014, epoca in cui gli esami clinici avevano confermato tali circostanze. Inoltre i medici, stando al resoconto processuale, avrebbero dovuto ricercare le causa dell’anemia e della piastrinosi per le cure del caso. Lapidari alcuni passaggi fondamentali della sentenza, pubblicata nei giorni scorsi con le relative motivazioni: “L’aumento del rischio trombotico conseguenza della Tos e della piastrinosi è una nozione alla portata di qualsiasi laureato in medicina, a prescindere dalla disciplina specialistica di cui si è titolari e, pertanto, sia lo specialista sia il medico di base erano tenuti a disporre la sospensione immediata della terapia in corso”. Il decesso della donna, dunque, secondo i giudici, poteva essere evitato con una precoce sospensione della Tos, mentre un’approfondita indagine sulle cause dell’anemia e della piastrinosi avrebbe anche permesso di avviare un trattamento terapeutico idoneo ad evitare la malattia trombo embolica che poi ha causato la morte della donna, dopo due anni di cure che non dovevano essere somministrate. La 60enne di Varese all’epoca del decesso conviveva con il marito, i figli e una nipotina di 7 anni, e ora saranno tutti risarciti dai due medici e dalla casa di cura, come detto, con 1 milione e 400 mila euro, più circa 48 mila euro di spese legali. Queste le decisioni del primo grado di giudizio.