Uccide l’anziana madre e poi chiama i carabinieri e finisce in manette. «L’ho uccisa perché non ce la facevo più, assisterla giorno e notte mi aveva sfibrato». Giuseppina Martin, la dipendente comunale in pensione di San Giovanni Valdarno (67 anni) che domenica mattina all’alba ha ucciso l’anziana madre Mirella Del Pasqua, di 93 anni, ha raccontato il suo delitto nel lungo interrogatorio reso davanti al Pm della procura di Arezzo Francesca Eva, che dirige le indagini dei carabinieri.
Uno sfogo durato per più di un’ora, nella tarda serata della domenica, concluso soltanto intorno alle 20. Ora la donna è nel carcere fiorentino di Sollicciano, in attesa dell’udienza di convalida davanti al Gip, che si svolgerà fra domani e mercoledì e nel corso del quale avrà modo di ribadire la sua versione, assistita dall’avvocato aretino Stefano Lusini, che già era a suo fianco nel primo confronto col magistrato.
Contrariamente a quanto era trapelato in un primo momento dalle indagini dei carabinieri, Giuseppina Martin ha spiegato che da tempo la madre aveva gravi problemi di salute. Non soltanto quelli di movimento che già erano emersi (la novantenne si muoveva soltanto col bastone o addirittura col deambulatore), ma anche di decadimento mentale, dovuti a una malattia senile.
In principio, l’anziana era rimasta nella sua abitazione, sempre a San Giovanni, ma da quando le sofferenze si erano fatte più pesanti, la figlia l’aveva accolta nell’appartamento di via Fermi in cui poi è avvenuto il delitto e nel quale viveva insieme al marito, ex assessore in un’amministrazione comunale di fine anni ’90.
Sempre secondo il racconto della ex dipendente pubblica, la mamma accusava vuoti di memoria e di lucidità, spesso non ricordava il proprio nome e quello dei familiari. Negli ultimi quindici-venti giorni, da quando si era trasferita a casa della figlia, gli acciacchi si erano aggravati: «Io e mio marito – ha detto- dovevamo starle dietro giorno e notte e soprattutto di notte riuscivo a dormire poco e male. Lei si alzava continuamente, faceva fatica poi a muoversi per casa e a ritrovare la sua stanza. Alla fine non ho resistito più e le ho stretto un foulard intorno al collo mentre era ancora nel letto».
Giuseppina Martin si è detta pentita e disperata per il suo gesto: «La mia colpa è stata di non avere chiesto aiuto, credevo di farcela da sola, invece la situazione mi ha sopraffatto».
L’avvocato Lusini spiega che la pm si è mostrata “comprensiva” nei confronti di quanto ha detto la figlia assassina. «E’ la copia – dice lui – di un altro omicidio aretino, quello nel quale lo scorso giugno Alessandro Sacchi ha ucciso la moglie Serenella Mugnai».
Anche in quel caso la donna era affetta da una grave forma di Alzheimer che il marito da solo (non c’erano figli) non è stato più in grado di gestire, fino a impugnare la pistola e sparare. Lui, con una recentissima sentenza della corte d’assise di Arezzo, se l’è cavata con una condanna a dieci anni, nel caso di Giuseppina Martin, invece, la storia giudiziaria è ancora tutta da scrivere. (Fonte Corriere Fiorentino)